Un attore prestato alla musica o un musicista prestato al cinema? Il legame tra Jamie Foxx e la musica nasce contemporaneamente – forse prima – di quello con il cinema, con la piccola differenza che la prima passione è rimasta, per così dire, nascosta dietro le quinte, mentre la seconda l’ha portato ad essere uno degli attori più apprezzati e quotati del pianeta. Tanto da consentirgli di vincere un Oscar, il più ambito dei riconoscimenti per chi fa cinema (grazie alla straordinaria interpretazione di Ray Charles in “Ray“, 2004). Foxx, nato il 13 dicembre del 1967 a Terrell, Texas, pubblica infatti il suo primo album, “Peep This“, nel 1994, quando non è ancora una star, ma ‘solo’ uno dei protagonisti delle serie televisiva all black “In Living Color”. Il disco riceve una tiepida accoglienza da parte di critica e pubblico, e così l’attore-cantante afro-americano abbandona, almeno momentaneamente, le sue velleità da musicista per dedicarsi con maggior intensità alla recitazione. Con i risultati che conosciamo. L’amore per il canto e la musica non viene però mai accantonato: Foxx collabora infatti nel 1999 alla colonna sonora del film “Ogni Maledetta Domenica” di Oliver Stone, di cui è anche uno degli interpreti principali, per poi prestare la sua voce, nel 2004, al brano “Slow Jamz” del rapper Twista in cui compare anche Kanye West. Poco dopo torna a cantare a fianco di quest’ultimo nel singolo “Gold Digger”. Entrambi i pezzi raggiungo il primo posto nelle classifica dei singoli di Billboard. Con in tasca un’interpretazione da Oscar, in cui ha mostrato tutte le sue straordinarie doti vocali, e queste due collaborazioni prestigiose, per Foxx non è difficile strappare un contratto con la J Records in vista del suo secondo album da solista. Registrato contemporaneamente alla riprese di “Miami Vice” (film ispirato alla celebre e omonima serie televisiva), “Unpredictable” viene quindi pubblicato negli States nel dicembre 2005 (in Europa nell’aprile del 2006), debuttando al secondo posto nella Top 100 di Billboard e raggiungendo la vetta nella settimana successiva. Accolto ottimamente dalla critica, il disco vede la prestigiosa collaborazione del gotha dell’hip hop statunitense: Twista, Kanye West, The Game, Ludacris (a fianco di Foxx nell’omonimo singolo di lancio), Common, Snoop Dogg e Mary J. Blige.
In giro si sente dire che vi sia un amore spontaneo da parte della cultura americana nera verso noi italiani. E’ vero ?
Abbiamo una grande stima verso il vostro modo di fare. Noi siamo “cool” per voi, anche se farci accettare è comunque molto difficile. Il fatto di incontrare un italiano in giro per l’America o per il resto del mondo è un elemento che ci porta a rispettarvi.
Qual’ è secondo te lo stilista italiano che ben si presta a interpretare lo stile gangsta di L.A.?
Sicuramente le collezioni di Versace. Un rapper senza i suoi vestiti perderebbe la sua “credibilità da strada” e può scordarsi per sempre il successo.
Come nasce la tua passione per la musica?
Sono cresciuto ascoltando musica religiosa. Per me non ha eguali. Che tu sia o meno credente non c’è nulla che regga il confronto con la musica religiosa nera del sud. E’ americana con un’anima africana.
Ho saputo che recentemente sei stato in Africa?
Si, lì la musica è incredibile. Nella nostra musica religiosa si sente l’eco di quelle tonalità, di quei ritmi, di qui respiri, di quelle percussioni e di quei canti. Sono moltissimi gli artisti con un background religioso. La musica religiosa e la musica soul hanno le stesse radici, ma è una cosa complicata parlarne adesso.
Partirei da Prince…
Geniale. Un maestro che si ricorda di avere sempre del soul nelle sue vene. Che riesce ancora oggi ad indossare e ad infilarsi nei vestiti eleganti di Al Green, Marvin Gaye, James Brown. Ti fa vivere veramente le storie che canta, sa trasportarti in altre dimensioni.
Credi che il soul sia solo gridolini e sussurri?
La musica è la mia vita. Continuerei a fare musica anche se non ci guadagnassi un soldo. Mi dà energia. Sono cresciuto cantando e suonando il piano per il coro della chiesa, sfuggendo alle angosce della adolescenza attraverso la musica. Forse, quelli che tu scambi per gridolini e sussurri sono la mia passione per la musica. La musica che oggi sono in grado di fare.
Hai spesso citato Marvin Gaye, Stevie Wonder, Curtis Mayfield….
Pochi artisti come Marvin, Prince, Stewie, Curtis sono riusciti a colpire così profondamente e così a lungo la fantasia, la sensibilità e soprattutto l’immaginazione di tutti noi. Per molti, oggi, quei giorni sono lontanissimi. Il tempo, però, non ha scalfito l’impatto di quei suoni, sensuali, spericolati e audaci, sintesi personali e proiettate in avanti di tanti stili diversi.
Qaul è secondo te la cosa che più ti accomuna a Kanye West?
Credo probabilmente il senso dell’umorismo. Diciamo che facciamo le stesse identiche battute nello stesso identico momento.
Invece, cosa ti accomuna a Snoop Dogg?
Il quartiere in cui abitiamo, le stesse scarpe e la stessa sciarpa. Balliamo in perfetta sintonia e ci piace lo stesso “grooves”.
Esistono ancora eroi della musica rap e della musica hip-hop?
Di fatto, ciò che credo sia più gratificante nell’ascoltare e cantare musica hip-hop è che è una delle musiche più realistiche che abbiamo a disposizione. Gli eroi del rap, almeno i miei, hanno sempre parlato di cose vere, reali, il che probabilmente crea un po’ di confusione nella testa dei fan quando vedono i loro beniamini girare su macchine da milioni di dollari accompagnati dalle migliori puttane, fumando sigari e circondati da tutto quel classico immaginario gangsta/bling-bling.
Non credi che un genere musicale che ha una stragrande popolarità sia prima o poi destinato a imbruttire e a diventare troppo commerciale?
Ray Charles è diventato commerciale con “I Got A Woman”, ma ha anche rivoluzionato la storia della musica gospel in una canzone.
Che cos’è per te la musica gospel?
Il gospel è qualcosa di incontrovertibile: una questione di profondità emozionale. Io nei miei dischi ho cercato di cantarlo. A voce alta.
Credi che vi sia stata una rinascita per la musica hip-hop in questi ultimi anni?
Credo che paragonando la scena musicale di una decina di anni fa a quella del rap, hip-hop di oggi ci possa essere spazio per personaggi come 50 Cent in America e nel mondo.
Per molti il rap dovrebbe restare nell’underground per non contaminarsi e “sputtanarsi “ …
Questa è una musica fatta per chi veramente la ama. Non è solo cantarla, ballarla e vestirsi in un certo modo. E’ un po’ come l’ipocrisia e l’ironia del razzismo; a essere paradossali, chi parla di razze mi fa ridere. Ricordi quando da bambini, non si conosceva il concetto di razza? Dobbiamo tornare a quel tempo. A dire la verità, non ci sono bianchi o neri, ebrei o cristiani, cattolici o islamici. Ed è così anche per la musica: non ci sono solo generi o colori. La musica è passione, è quello che rappresenta la nostra vita al di là di qualsiasi razza e colore.
Ma perché la musica nera ha così tanto successo, oggi, in tutto il mondo?
Credo che la cultura afroamericana, specialmente quella musicale, sia da oltre un secolo in contatto con i veri sentimenti degli uomini. Le persone di altre culture si sentono in sintonia con la black music perché è “the real shit”, la vera musica, l’essenza della musica. Blues, jazz, r’n’b, soul, funk o hip-hop: se ascolti bene ti renderai conto che riusciamo a creare una canzone con niente, partendo dal nulla, solo dai sentimenti più profondi.
Cerca di essere sincero, meglio il primo “Peep This” o l’ultimo lavoro discografico “Unpredictable”?
Sono fiero del primo album. E’ roba che chiede volume, fino a far saltare le casse, musica nera in grado di convincere chi era scettico su di me. Si sentiva l’orgoglio di vivere, di essere fiero delle mie conquiste individuali. Per l’ultimo lavoro ho chiamato un pò di persone e pezzi grossi della music business, facendo tutto di testa mia. Vi è anche “grooves” e passione per le ballate soul, un po’ di pianoforte e un po’ di funk session. Gioco con melodie semplici e “cool”. Canto seguendo solo il mio talento.
Ti ho visto recitare in film come “Jarhead”, “Collateral”, “Miami Vice” e “Ray” e mi è parso che riuscissi a farlo ritmando le parole … tipiche di un rapper
Nella recitazione porto il ritmo musicale che ho dentro. Dalla recitazione prendo la capacità di creare una visione con le parole e la porto nella musica. La recitazione mi ha insegnato come suscitare le emozioni nel pubblico e anche questo lo trasferisco nella mia musica.
Credi al detto di Notorious B.I.G. il rapper ex spacciatore, assassinato in una faida hip-hop nel 1997: “Più soldi, più problemi”?
Non sono d’accordo con Biggie. Per me: più soldi uguale problemi nuovi. Le mie finanze sono cresciute, non penso più alle bollette ma devo stare attento a chi cerca di fottermi il denaro.
Credi che la musica per le nuove generazioni sia così potente?
Certo, spesso sono gli unici punti di riferimento dei ragazzini neri. Purtroppo per gli afroamericani poveri ancora oggi le vie di riscatto e le fabbriche di eroi, si limitano alla musica e allo sport. E se fin dai primi anni di vita sei investito da un tale flusso di violenza, vieni desensibilizzato. Così succede che per un bambino diventa normale vedere un uomo che spara e un altro che muore con una pallottola in testa.Autore: Marco Ligas Tosi
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