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“Poco raccomandabile” di Chloé Cruchaudet.


 03/04/2016 


Quando ho sentito parlare per la prima volta del film “The Danish Girl”, ultimamente, ho avuto come un vero e proprio déjà vu. Anche se le due storie non corrispondono perfettamente, alcuni tratti sono in comune con l’opera “La Garçonne et l’Assassin” di Fabrice Virgili e Danièle Voldman da cui è stato tratto il fumetto “Poco raccomandabile” firmato Chloé Cruchaudet ed in Italia edito da Coconino Press nell’ottobre 2014. Perché? Beh, non è difficile arrivare al punto nodale di queste due storie: entrambi i protagonisti, l’uno per una scoperta puramente fisica e l’altro per necessità, diventano donne. Ed è strabiliante notare con quale meravigliosa delicatezza questo tema sia trattato in entrambi i casi.

Poco-raccomandabile-cover-web-DEFTratto da una storia vera, il saggio scritto a quattro mani intitolato “La Garçonne et l’Assassin” parla della necessaria trasformazione di Paul Grappe in Suzanne, giovane donna degli anni ’20 il cui nome deriva da suze, un amaro a base di genziane gialle che ha lo stesso profumo di Paul, per sfuggire agli orrori della guerra che però continueranno a perseguitarlo in sogno fino a farlo letteralmente impazzire. Con l’aiuto di sua moglie Louise, sarta alle prime armi, il disertore dopo aver assistito alla morte incresciosa di un amico soldato decide di tagliarsi una falange per essere momentaneamente allontanato dalla trincea e mandato in infermeria, dalla quale poi fuggirà per tornare nella sua amata Parigi. E sarà appunto sua moglie, successivamente, a renderlo una donna a tutti gli effetti, dopo che “Suzanne” era già uscita di casa una volta, durante un impeto fortissimo dato dalla necessità di un bicchiere notturno. Ma purtroppo la coscienza di nuove possibilità mediante una sessualità inesplorata faranno di Paul uno sconosciuto agli occhi della moglie che, nel momento in cui Suzanne deciderà di frequentare determinate persone “poco raccomandabili” all’interno del Bois du Boulogne, se ne allontanerà drasticamente fino al drammatico quanto inevitabile epilogo in cui l’amnistia per tutti i disertori diviene una notizia di poco conto, quasi un fantasma lontano. Ormai a Suzanne non importa più, la guerra la perseguita nei sogni che cerca di combattere con l’alcol; Louise, abbattuta, non si arrende: quello è pur sempre suo marito. 

Senza scendere eccessivamente nei particolari della trama, credo sia necessario soffermarsi sullo stile e sulle scelte grafiche di Chloé Cruchaudet, essenziali ma pregnanti, decisive. Il graphic novel, infatti, si caratterizza per essere tutto in bianco e nero, con un unico colore che spicca a partire dalle prime pagine fino ad arrivare all’ultima: il rosso, colore di una felicità ritrovata, di possibilità, di un nuovo abito (che passa dalle mani delicate di Louise, ai fianchi stretti di Paul-Suzanne), di un borsello piccolissimo; insomma: di una nuova vita. Ma anche e soprattutto colore di un sangue che purtroppo scorre lungo tutta la narrazione, prima sotto gli armamenti in trincea, durante i sogni, poi per porre drasticamente fine alle follie di un marito che, essenzialmente, non esiste più. Il rosso è quindi il filo conduttore dell’intera trama che attraversa ogni situazione con la sua presenza. In realtà però colpiscono anche le forme che la fumettista, attraverso pennellate morbide ad acquerello e tratti a matita, riesce a conferire alla turbolenta storia. Indubbiamente è un fumetto che coinvolge appieno, estremizzando ogni sensazione a tal punto da rendere il lettore assorto in una situazione che – è bene ricordarlo – è realmente accaduta. 

Ad un secolo di distanza, il graphic novel della Cruchaudet propone all’attenzione un tema quanto mai attuale. Come scritto sul retro di copertina, “Un commovente, delicato, tragico graphic novel, ispirato a una storia vera, che fa riflettere in modo nuovo sulle questioni dell’identità e del genere”. E credo che lei, insieme ad altri pochi, sia riuscita ad affrontarle nel migliore dei modi, aggiudicandosi il Prix Cultura del Festival di Angouleme nel 2014 e il Premio Micheluzzi nel 2015, riscuotendo un meritatissimo successo in tutta Europa. 

autrice: Lorenza Carannante  


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