Se gli annuali uragani che sconvolgono la costa atlantica americana sono uno spauracchio non da poco, cosa dire del pachidermico “imballaggio” di una delle band più deleterie e autoindulgenti del rock degli ultimi 25 anni (da tanto ormai imperversano)? “Join the Dots: B-Sides and Rarities” è una panoramica sul lavoro della band (quale lavoro? Musicista o self-promotion?) dal 1978 al 2001, contenente ben 71 brani, comprese le cover di ‘Purple Haze’ e ‘Hello I Love You’, i cui autori, che è superfluo menzionare, vedranno presto turbati i loro sonni.
“La prima cosa che ho mai fatto quando ho preso un nuovo singolo è stata girarlo e mettere a suonare l’altro lato” spiega il cantante Robert Smith sul website ufficiale della band. “Ho sempre sperato che i B-side mi dessero una versione nascosta, minore dell’artista, qualcosa di buono come l’A-side ma in qualche modo diverso. Mi sono sempre aspettato grandi B-side dagli artisti che ho amato. Per quanto ci riguarda, con i B-side abbiamo sempre cercato di dare una versione obliqua di ciò che facciamo sull’album. Sono molto orgoglioso dei nostri B-side, e ho sempre dato loro un’attenzione particolare”. Il box è ulteriormente appesantito da un booklet di 80 pagine con immagini della band e un commentario brano-per-brano. Non poteva esserci nulla di più proporzionato alla prosopopea della band inglese – magari non è neanche colpa loro ma di tutti i fans “curizzati” con matita agli occhi e stracci neri.
I Cure peraltro si apprestano l’estate prossima a tagliare il traguardo del 14mo album. Ma non basta. Il recente contratto con la I Am, l’etichetta del produttore Ross Robinson, porterà alla ri-masterizzazione di tutti i precedenti album nell’arco di 18 mesi e alla loro ripubblicazione, ciascuno con un bonus disc di materiale live, raro, inedito, e magari anche inascoltabile. Peggio del box.
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