Ideato e diretto da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò con Dany Greggio e Franck Provvedi, narratrice Emanuela Villagrossi e i test curati da Daniela Nicolò
“Come un cane senza padrone” è evento non-spettacolare, che tenta, per sovrapposizioni, per rabbia e per amore, di incarnare l’estrema e disperata poliedricità creativa di Pasolini.
È un itinerario lacerato fra la Nuova Periferia ed il deserto e al tempo stesso un viaggio fra le parole dello scrittore friulano, un viaggio che termina, che viene interrotto da una morte violenta, la sola in grado di compiere il definitivo, scioccante montaggio sull’inarrestabile piano sequenza della vita.
Lo spettacolo è ispirato agli appunti 58-62 di Petrolio, in cui Carmelo si “manifesta” a Carlo, un ingegnere dell’ENI, scatenando lo stesso stordimento emotivo che l’avvento dell’Ospite provoca nella famiglia di Teorema. La fascinazione per le immagini evocate e la crudezza matematico/descrittiva del testo ci ha indotto a farne una sorta di “film di letteratura”, un film raccontato a viva voce da una narratrice “sadiana” come Emanuela Villagrossi. La sua voce, accompagnata dal concerto fisico/acustico degli altri due interpreti maschili, guida il crescendo di questa relazione rivelatoria fra vittima e carnefice, dove Carlo segue Carmelo – “come un cane, anzi come una cagna” – al centro di una grande distesa di terra con tutt’intorno, lontani, contro i loro differenti cieli, i lumi dei vari quartieri.
Pasolini amava le corse in automobile, le auto sportive, amava andare in giro di notte solo, sempre in cerca, sempre in attesa, perché sempre, sempre, gli mancava qualcosa. Dal vuoto di questa mancanza, dal desiderio di tracciare i margini figurativi, i punti di confine fra vecchio e nuovo, é nata poi l’idea di sovrapporre a quella infinita carrellata che sono le Visioni del Merda un ulteriore livello narrativo, datato 2003, che abbiamo realizzato con una macchina “mangia-realtà” da noi appositamente costruita e composta da una staffa collocata sul cruscotto dell’auto cui sono fissate tre telecamere che registrano in sincrono il paesaggio in movimento. Un itinerario Roma-Napoli, abbagliato dalla luce d’agosto, alla ricerca del lato oscuro delle città, di quel niente senza nome che si deposita nella deriva della ratio urbana…dove gli effetti della globalizzazione forzata e di una certa spregiudicata speculazione edilizia, tutta italiana, hanno partorito i loro mostri.
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