Capita che ad un certo punto si diventa grandi. Ma grandi davvero. Con situazioni da gestire con delicatezza e responsabilità.
Quando nasce un figlio (di Max, il cantante, nella fattispecie), si inizia a pensare alla vita in maniera diversa. Da “grandi” si pensa anche alla morte, in maniera differente. E alla guerra, e ai ricordi, e all’essere un gruppo.
E se lo status di “adulti” piomba in testa ai componenti di una band di ragazzi, è normale che ne risenta anche la loro musica. Che diventa più matura (brutta parola, lo so, ma rende l’idea) e consapevole. E anche un po’ più riflessiva, forse. Sicuramente più una “questione di gruppo”, nel caso dei Milaus, che questa volta le canzoni le hanno scritte tutti assieme, a volte persino di getto.
Parte “She’s back again”, e al primo ascolto già ti viene da pensare di trovarti davanti ad una delle migliori canzoni mai scritte dal gruppo: suono compatto, batteria incalzante, melodia memorabile…
Il giro di basso e i suoni in libertà dell’ipnotica, lenta “It’s coming” segnano un repentino cambio di registro. Mentre con “It’s a miracle!!!” (con un finale da brividi) si torna alle chitarre distorte, e “Searching in all love songs” (il miglior pezzo del disco, probabilmente), dopo l’inizio scoppiettante e tirato, si scioglie letteralmente in un pop psichedelico a base di chitarre sfiorate e bicchieri (…).
Una simile attitudine per la “dilatazione” la troviamo nella bellissima title-track finale, con poche note di piano scandite su di un fluttuante tappeto sonoro post-rock.
“Attitude to the funny things”, lo dice stesso il titolo, è il pezzo più spensierato. Rock’n’roll!
“Traffic” è una ballad emozionante, malinconica, con chitarre che disegnano melodie ombrose e una voce che si fa via via sempre più flebile, fino a scomparire tra gli effetti sonori.
C’è rabbia e dolcezza, in “JJJ”. Vibrazioni positive e negative. Rumore e tanta melodia. Ci sono umori contrastanti e dubbi irrisolti. Ci sono ottime canzoni, soprattutto. Bentornati, Milaus!
Autore: Daniele Lama