di Ron Johnson, con Claudio Santamaria, Francesco Turbanti, Paolo Cioni
Pigia Lulli. Sto pigiando. Allora pigia di più. Ci si va un po’ strettini nella 112 con Renzo Lulli, Gismondi e Piero Masi ma siamo contenti. Seguirli nella fuga dall’Italia minacciata dal golpe militare fino al confine è uno spasso con rari precedenti.
Fanno tenerezza, fanno sorridere, i nostri tre compagni, eppure contestualizzando – era il ’69, i colonnelli s’erano presi la Grecia e le bombe di Milano avevano inaugurato la strategia della tensione – una certa fobia va giustificata. In un tiro di sigaretta, dalla fobia passano rapidi alla “holossale figura demmerda”, ben girata da Ron Johnson e ben interpretata dal trio Santamaria (Pino Masi, il Masi della ballata del Pinelli!) Francesco Turbanti, Paolo Cioni.
Il merito è soprattutto di Renzo Lulli (lui c’era) che ha scritto il soggetto raccontando per filo e per segno, soste in autogrill comprese, l’odissea dei compagni in fuga dal putsch immaginario. Ci voleva uno straniero (anche se vive da sempre a Pisa) per regalarci il film italiano più ganzo dell’anno, vincitore del festival del film di Roma. Tratto da una storia vera, naturalmente.
Autore: Alessandro Chetta