Il concetto di supergruppo mi fa pensare ai Vendicatori della Marvel, a come sia difficile mettere insieme le menti ed il carisma di personalità in qualche modo fuori dal comune.
In musica la maggior parte di questi esperimenti riesce a metà.
Nel caso dei Divine Fits non siamo al cospetto di un sodalizio tra personalità straripanti, ma di interesse piuttosto trasversale; la band è formata da Britt Daniel degli Spoon, Dan Boeckner dei Wolf Parade e Sam Brown dei New Bomb Turks.
Insomma, ce ne sarebbe abbastanza per destare la curiosità degli ascoltatori interessati a certe sonorità indie rock e non solo. La risultanza degli elementi è un disco appena sopra la sufficienza, forse troppo concentrato ad evitare che le personalità dei componenti possano in qualche modo prevalere l’una sull’altra.
“A Thing Called Divine Fits” prende due direzioni distinte: quella del synth pop-rock degli anni ’80 e una più distorta a fedeltà non troppo alta. Entrambe sono interpretate con una buona dose di mestiere e l’alternanza delle suggestioni non va ad inficiare la coesione del disco.
Manca qualche guizzo, la personalità capace di far spiccare il volo ad un lavoro piuttosto canonico e difficilmente distinguibile nel marasma delle uscite del genere.
Un esperimento riuscito a metà, che potrebbe però porre le basi per un futuro più interessante e meno “abbottonato”.
Autore: Enrico Amendola