Chi vive in una città di mare come il sottoscritto, conosce bene la potenza immaginifica delle immense distese d’acqua salata. Lo stesso vale per chi è abituato a doversi relazionare con un luogo tipo il deserto, dove lo sguardo si perde in un orizzonte fatto di cumuli di sabbia e poco altro. Un’espressione quale “desert-rock”, indica più o meno, un concetto di musica in cui la fantasia può fluire liberamente, senza eccessive restrizioni di spazio e tempo. Ne sa qualcosa Brant Bjork, onnivoro polistrumentista e songwriter statunitense, che ha fatto del deserto della California il suo habitat naturale. Un posto del genere ha sicuramente influito sulla sua voglia di esplorare le varie sfaccettature di certo rock scevro da tentazioni “moderniste” ma non per questo meno “attuale”. A partire dalla gloriosa militanza nei seminali Kyuss, il suo percorso artistico non ha conosciuto soste, andando di volta in volta ad imbastire nuovi progetti. Parallelamente, il nostro da qualche anno si diletta a realizzare album a suo nome. L’ultimo della lista si chiama “Saved By Magic”, un doppio cd magari non trascendentale ma che esemplifica abbastanza bene l’universo sonoro nel quale si muove mr Bjork:
Perchè hai deciso di pubblicare un disco doppio? A cosa si riferisce la parola “magic” che hai usato nel titolo dell’album? Trattasi di un rimando alla tua passione per la musica?
L’album è doppio in quanto è il risultato del fatto che mentre lo registravo avevo concepito un sacco di buon materiale. La “magia” è un qualcosa che avverte chi ama la musica…non è così anche per te (in effetti, hai ragione…, ndr.)?
Sei conosciuto, sopratutto, per essere un batterista. Nella tua carriera, però, ti sei cimentato anche nell’uso di altri strumenti, oltre che nel canto: per quale motivo, stavolta, ti sei voluto far accompagnare anche da altri musicisti?
Da quando, circa sei anni fa, ho realizzato, “Jalamanta”, il mio primo album da solista, ho sempre suonato tutti gli strumenti da solo. Lo stesso è avvenuto nel mio secondo disco, nel terzo, nel quarto e per quasi la metà di “Saved By Magic”. Registrare con una band è stato un piacevole cambiamento rispetto a quanto avevo combinato in passato.
La tua backing band si chiama “The Bros”: è davvero così forte il legame che si è creato tra di voi? In che modo hai formato il gruppo?
Sono praticamente cresciuto assieme a Dylan, il mio bassista. Cortez e Mike li ho conosciuti quando vivevo a Los Angeles. Siamo “fratelli di rock & roll”, uniti dalla forza della magia…
Il tuo full-lenght è stato inciso presso il “Rancho De La Luna”, uno studio di registrazione ricco di fascino (non per niente vi hanno registrato artisti come Daniel Lanois, Queens of the Stone Age, Victoria Williams, Fu Manchu e Mark Lanegan,ndr.). Cos’ha di speciale per te quel posto?
Mi piace registrare al “Rancho” perchè è un ottimo studio di registrazione situato nel deserto ed io provengo proprio da quelle zone. Amo il deserto perciò amo pure il “Rancho”: good vibes…good times.
“Saved By Magic” contiene una vena hard-rock e blues che emerge, chiaramente, specie in brani quali la cover di “Sunshine Of Your Love” dei Cream che è abbastanza fedele all’originale: non pensi che tutto ciò possa esser considerato troppo retrò?
Non so se sia possibile esser eccessivamente “classic-rock”. Nel mio caso, magari è così, ma la cosa non mi disturba minimamente. Non do eccessivo peso a questo genere di considerazioni.
Nel brano “Avenida De La Revoluciòn” ti cimenti con un parte vocale che è più un recitativo che altro: una scelta inusuale, dovuta a qualche particolare motivo? Di cosa parla la canzone?
E’ un pezzo dove rifletto su alcuni aspetti della vita. Non mi andava di cantare, volevo semplicemente raccontare una storia.
Sei sempre stato un musicista iperattivo ed aperto alle collaborazioni con altri artisti: quanto è importante per te il confronto e il suonare assieme a differenti musicisti?
Non è fondamentale lavorare con altre persone, piùttosto conta il fatto di creare musica. Adoro realizzare dischi con e senza musicisti, dal mio punto di vista, non cambia niente. In ogni album a cui ho partecipato, ci sono state esperienze radicali. Non sai mai cosa accadrà. Io semplicemente aspetto e vedo cosa mi capita.
In questo periodo, un sacco di band del passato si sono riunite, compresi i tuoi amati Pink Floyd al Live8. Esiste qualche remota possibilità che ciò possa accadere anche per i Kyuss?
Prima di tutto, non mi risulta che i Pink Floyd siano mai scomparsi dalla circolazione…(magari hai pure ragione caro Brant, però i P.F. senza Roger Waters sono come i Doors senza Morrison o i Beatles senza Lennon, ndr.). Il bello di fare dischi con un gruppo è che se anche quest’ultimo si scioglie, i suoi album rimangono. Al momento, non mi interessa che i Kyuss tornino assieme. Ogni componente della nostra ex-band ormai è impegnato a fare altro. Per di più, considerato il successo dei Queens Of The Stone Age, questa eventualità mi sembra, probabilmente, irrealistica.
Ho letto che nutri una sincera passione per l’Italia: da dove nasce questo tuo amore per la nostra nazione?
Mi piacciono il modo di intendere la vita della gente e le bellezze naturali che ha il vostro paese…e, naturalmente, l’ottimo cibo.
Se qualcuno dei nostri lettori volesse visitare il deserto del Joshua Tree che luoghi gli consiglieresti?
Gli suggerirei di farsi un giro nel parco naturale che si trova da quelle parti.Autore: Luca M. Assante
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