Gli Herba Mate fermano il tempo e lo cristallizzano nel momento esatto in cui lo stoner rock conquista il mondo.
Le fonti di ispirazione che caratterizzano la maggior parte delle tracce sono tra le migliori per quanto inevitabili: Kyuss (e quindi Dozer, Slo Burn, Unida e Queens of The Stone Age) per heavyness e vocalità, Acrimony (e Obiat) per ipnotico misticismo heavy-psych, Colour Haze per attitudine freakedelica a base di grassa psichedelia e Fu Manchu ed Atomic Bitchwax per quell’idea di fuga nel deserto in sella a roboanti chopper che pisciano olio da tutte le parti.
Eppure la passione per questi suoni non impedisce al trio di Ravenna di inglobare influenze che trascendendo lo stoner più tradizionale vanno a contemplare certe sperimentazioni di altri personaggi importanti del desert-rock come i lunari Earthlings? come nella conclusiva Sputnik, che tra l’altro chiude con una bella quanto inaspettata coda acustica.
Nell’aria si diffonde l’aroma di yerba buena, la testa ciondola pesante come già nel 1969 (e poi nel 1992) formando coloratissime quanto conosciute fantasmagorie, ma il culto pagano per queste forme di rock and roll esige una totale adesione a questo codice e grazie ad esso trova pieno compimento e soddisfazione. Si può cambiare bevanda quando si vogliono sapori diversi, ma se questo matè piace così tanto va bevuto così com’è, senza alterarne l’antica e sapiente ricetta.
The Jellyfish Is Dead And The Hurricane Is Coming, album già autoprodotto del 2009, viene ora ristampato in vinile dalla Blinde Proteus di Simona Gretchen ed al momento sembra prevista una tiratura di sole 200 copie, gli amanti delle low frequencies tricolori sono avvisati.
Autore: A. Giulio Magliulo