Il primo e l’ultimo brano in scaletta “raccontano” da soli tutto il concerto degli Enon: rappresentano le due anime della band di New York, sintetizzano benissimo il loro variopinto mondo sonoro. Il trio attacca con la breve “Disposable parts”, una scheggia impazzita di electro funk straripante di synth e vocoder. Come dire: “stasera si balla, chiaro?”. L’anima sbarazzina della band compressa in due minuti scarsi.
Per la chiusura invece scelgono una straordinaria cover di “Sex beat” dei Gun Club. Solo voce-chitarra-batteria. Punk rock lercio e anfetaminico. Gli acuti di Toko Yasuda che tagliano le orecchie, e i suoi balletti che sono semplicemente la cosa più sensuale mai vista durante un concerto a Napoli negli ultimi anni.
Nel mezzo: un concerto in cui queste due anime del gruppo (quella “danzereccia” e quella rumorosa e punkeggiante) si bilanciano, si contaminano e dialogano alla grande. Un live fantastico, molto più “fisico” e potente di quanto m’aspettassi, e soprattutto: divertente. Gli Enon frullano di tutto, generando un suono quanto mai organico e “metropolitano”, sporcano di electro il loro rock scarno, lambiscono l’hip hop per poi rifugiarsi in un originalissimo pop allucinato, si lanciano in tiratissimi numeri di garage-rock’n’roll per poi rimettere mano alle tastierine vintage e alle diavolerie elettroniche low-fi. Sono capaci di attaccare il pubblico con l’adrenalinica “Pleasure and privilege”, per poi ipnotizzarlo con l’indie rock deviato di pezzi come “Old dominion”.
Chi c’era ha gradito: l’entusiasmo dei ragazzi sotto al palco era palpabile, e i loro sorrisi inequivocabili. Peccato solo per la risposta ancora una volta tiepida della città: è un po’ triste non vedere il locale di turno stracolmo neanche per concerti di altissimo livello come questo.
Autore: Daniele Lama