Prima ancora di scorrere le note biografiche di un artista, definire il genere musicale di appartenenza, collocare l’ultima produzione all’interno della discografia complessiva, scoprire la presenza di ospiti e collaboratori, individuare spunti originali ed eventuali derivazioni, prima di tutto questo è fondamentale percepire se in un disco c’è sentimento, quella scintilla vitale che rende i brani non semplici “esecuzioni” ma specchio di un desiderio autentico e di una prospettiva sul mondo. E questa secondo me vale come considerazione preliminare sia nell’ascolto di un album black-metal che di un componimento di musica ambient.
Ecco, se c’è una cosa che non manca in “Just let it happen…” è proprio il sentimento, potete credermi!! Una volta stabilito questo, il contenuto della recensione viene di conseguenza: Paolo Saporiti è il menestrello di casa Canebagnato, il suo song-writing in lingua inglese è quanto mai convincente come già dimostrato nell’esordio del 2006 “The restless fall” e in questo nuovo ep la chitarra acustica dell’autore non è quasi mai sola, accompagnata dalla chitarra elettrica di Christian Alati, dal violoncello di Francesca Ruffilli, dai noises e dal taisho koto di Xabier Iriondo, dalle percussioni di Lucio Sagone. Sette canzoni indie-folk illustrate dalle opere di Paul Barnes (www.paul-barnes.com). Sette tracce di un’intimità che si fa condivisione.
Autore: Guido Gambacorta