Un film di Robert Guédiguian – Francia 2019 1h47 – con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Anaïs Desmoustier, Robinson Stévenin, Lola Naymark, Grégoire Leprince-Ringuet Scenario di Serge Valetti e Robert Guédiguian. Festival di Venezia 2019: Premio alla migliore attrice per Ariane Ascaride.
Un evento lieto apre Gloria mundi: la nascita di un bebè. Ma quale mondo esattamente? Gloria, che ha appena pronunciato le sue prime grida, abbozza anche i suoi primi sorrisi e in quel momento, questa domanda perde d’ importanza. Disoccupazione, guerre, riscaldamento globale all’improvviso tutto sembra così lontano. Ma adesso questa nuova vita distrae, tutto ruota intorno a lei, queste piccole dita di porcellana che cercano di afferrare il loro nuovo universo, queste labbra delicate che cercano il seno della giovane madre Mathilda (Anaïs Demoustier). È pazzesco il potere di un essere così piccolo. La circondano il neo padre Nicolas (Robinson Stévenin) e i suoi due nonni Sylvie e Richard (Ariane Ascaride e Jean-Pierre Darroussin) sorridono benignamente commuovendosi. E lì, conoscendo il gruppo dei marsigliesi come spettatori informati ci si rende subito conto che ce n’è almeno uno mancante intorno alla culla: Gérard Meylan. Ma non si fa attendere molto, è lì che bussa alla porta dell’appartamento banale e modesto di Sylvie e Richard, in un edificio senza grazia. Il nome di Gérard in questo film è Daniel! Recuperato dalla giustizia! Ora riappare dopo molto tempo trascorso in prigione. Non deve presentarsi a Richard, che gli apre la porta. Quest’ultimo, senza averlo mai visto, sa subito che è l’ex della sua compagna. Scena semplice e bella, è molto bella perché molto semplice. Man mano si scoprono i lavori di ciascuno. Richard è un autista di autobus, un’opportunità per rivisitare Marsiglia in un road movie intramurale, per constatare le conseguenze delle politiche urbanistiche. Sylvie lavora e subisce lo sfruttamento senza dire una parola con altre individui per un impresa di pulizie. Le nuove generazioni da parte loro cedono più o meno volentieri alla tentazione di uberizzazione o a quello – più redditizio a priori – schemi dubbiosi. In un mondo che si sta indurendo, ognuno sviluppa la sua strategia di sopravvivenza, paralizzati dalla paura, rinunciano all’empatia.
Tutto si svolge nel calore di un calmo mezzogiorno, ma c’è qualcosa di congelante nella vita dei personaggi, alle prese con uno dei mostri peggiori che l’umanità abbia dato alla luce: il vorace capitalismo. Sono quelli definiti sans-grade, quelli che lottano incrociando in strada altri come loro o anche peggio che a loro volta lottano ancora di più. Eppure questa fragile umanità non perde la sua dignità, anche quando precipita estrae la sua arma segreta: una debole solidarietà. Robert Guédiguian è un regista che, con gli stessi ingredienti, riesce sempre a sorprenderci. Tutte le sue opere compongono un magnifico affresco, una cronaca umanistica dei nostri tempi. Circondato da sempre dagli stessi attori-amici cresciutelli anche loro con il passare del tempo, si mescolano con dei nuovi arrivati. Constatare come gli artigli del tempo segnano i corpi, le espressioni facciali, la buona natura e le rughe assunte è inevitabile e reale. Mentre si naviga verso il tempo una parte di umanità affonda nel Mediterraneo per aver sperato troppo in un paradiso di pace. Ariane Ascaride, nipote di immigrati italiani, è più commovente he mai, sia nella sua interpretazione che nella suo ringraziamento quando la Giuria di Venezia le offre un meritato premio di interpretazione che lei dedica ai migranti morti in mare “, quelli che vivono per l’eternità sul fondo del Mediterraneo.
autrice: Rosita Auriemma