L’avreste mai detto voi, che un giorno avremmo esportato all’estero anche il rock indipendente? Un gruppo italiano che fa impazzire gli americani della “mitica” Sub Pop, l’avreste mai immaginato? Ma mentre i più stavano lì a sentenziare cose tipo “pensare che una rock band italiana possa essere considerata negli Stati Uniti è assurdo quanto pretendere di riuscire a vendere ghiaccio agli esquimesi”, loro, i padovani Jennifer Gentle, andavano alla conquista dell’Australia prima (facendosi ristampare i primi due album – racchiusi in un unico cd – dall’etichetta Lexicon Devil) e degli States dopo, strappando un contratto ad una delle etichette di culto più importanti del pianeta.
Il terzo disco della band di Marco Fasolo ed Alessio Gastaldello prosegue nell’esplorazione di universi sonori multicolori e multi-sfaccettati, che prendono forma ora in allegri ritornelli di pop schizzato (“I do dream you”), ora in spericolate contorsioni free-form à la Red Krayola (“Hessesopoa”), o – ancora – in ammalianti quadretti di psichedelia acustica (“Circles of sorrow”, “The garden pt.2”). Spensieratezza e strumenti giocattolo convivono – a volte anche negli stessi brani – con angoli di oscurità sinistra; la canzone deviata di Syd Barret va a braccetto con l’estetica lo-fi…la musica dei Jennifer Gentle è come una scatola magica piena di suoni impossibili e mirabolanti sorprese…
Autore: Daniele Lama