“La gatta” di Sidonie-Gabrielle Colette
Casa editrice: Sellerio (edizione italiana più recente)
N. Pagine: 149
Anno pubblicazione: 1993 (l’edizione originale del romanzo è del 1933)
Prezzo: € 6,20
Alain è un giovane rampollo borghese, cresciuto a Neuilly, nella splendida e sconfinata villa di famiglia. Sua fedele compagna e singolare confidente è Saha, una gatta certosina, dalla quale si separa per andare a vivere a Parigi con Camille, la donna che ha appena sposato. La separazione, tuttavia, dura poco: sia Alain che Saha mostrano ben presto segni di insofferenza e malessere, che nella gatta sfociano in un preoccupante deperimento, tanto che Alain decide di accoglierla nel loro appartamento parigino. Il ménage à trois tra Alain, Camille e Saha, si rivela da subito disastroso: Alain percepisce sempre di più sua moglie come un’estranea e stenta a condividere con lei gli stessi spazi, ma questo non avviene con Saha, verso la quale mostra un attaccamento quasi morboso. Risultato? Camille, consapevole di essere di troppo e accecata dalla gelosia, approfitta di un giorno in cui Alain è fuori casa per gettare Saha dalla finestra. Sicura di essersi liberata dell’ingombrante presenza della gatta, comincia ad assaporare il trionfo, ma il suo entusiasmo viene smorzato pochi minuti dopo: Alain rientra in casa con Saha tra le braccia, ferita e traumatizzata, ma ancora viva (un tendone aveva attutito il suo volo dal nono piano). Ovviamente, il ragazzo non sospetta cosa sia accaduto, ma la gatta glielo lascia percepire attraverso uno scatto di repulsione nei confronti di Camille, appena tenta di accarezzarla. Furioso, Alain lascia la moglie e torna a Neuilly con Saha. A nulla vale il tentativo di chiarimento di Camille, che il giorno successivo raggiunge il marito nella villa di famiglia. Alain sceglie di restare con Saha, lei non può fare altro che prenderne atto e andarsene.
Questa è generalmente considerata una delle “opere minori” di Sidonie-Gabrielle Colette, una delle figure più controverse e singolari del secolo scorso, ma non è affatto così. E’ un romanzo breve, ma molto ben costruito, i personaggi non dicono mai troppo, ma lasciano intuire perfettamente i propri sentimenti. La sofferenza, l’amore e l’odio sono resi con eleganza, si intrecciano e si alternano come in una danza, dando vita a sensazioni sempre più forti, fino a toccare l’irrazionalità. Tutto ciò rispecchia la complessa personalità dell’autrice, che è stata praticamente tutto: da attrice a cantante, da giornalista a critico teatrale, da intellettuale a creatrice di una linea di cosmetici. Insomma, una personalità sorprendente per i primi anni del ‘900! Purtroppo oggi la versione in italiano di questo piccolo gioiello non è più in stampa, ma la si può trovare sul web o – per i più audaci – sono ancora in circolazione varie edizioni in lingua originale (“Grasset et Fayard” o “Le livre de poche”), piacevolissime da leggere. Romanzo consigliato a chi conosce Colette, ma anche a chi ignora il suo genio, a chi ama i gatti, ma anche ai cinofili, a chi si lascia accecare dalla gelosia, ma anche a chi ha imparato a considerare i triangoli.
autore: Flavia Vitale