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Serie TV: Nella stagione dei revival quale operazione migliore per un tuffo nel passato che riavvolgere il nastro delle imprese dei Kardashian-Jenner?


 17/06/2021 


Google rileva oltre 600 risultati per le canzoni che nel testo contengono la parola Kardashians. Nel 2015, sette anni dopo l’esordio in TV, Rolling Stones ne contava già 50, per la maggior parte opera di rapper che conoscevano davvero o semplicemente si riferivano alla famosa famiglia californiana. Come da prassi, la cosa è arrivata nel rap di casa nostra: era il 2017 quando Fabri Fibra menziona in un brano “Al passo con i Kardashian”, il titolo italiano dello show in onda sul network statunitense E! , da noi trasmesso da Sky. Ora la fine annunciata lo scorso autunno dalle stesse protagoniste a profili social unificati è davvero arrivata con la messa in onda dell’ultimo episodio accompagnato dal consueto live twitting delle star. Secondo alcuni l’istantaneità dei social media ha ammazzato il reality show nato nel 2007, nonostante lo scarto sempre più stretto tra riprese e messa in onda. Altri – come me per esempio – pensano che la fine della gloriosa era Kardashian sul piccolo schermo sia legata alla presa di coscienza che un certo tipo di narrazione sia ormai superato e che il team di giganti dell’intrattenimento Kardashian-Jenner, troppo grande anche per il web, sia pronto per il passo successivo, quello a cui ci voteremo tutti sacrificando fino all’ultimo megabyte di connessione.

Vi illudete infatti se pensate che il fenomeno non tocchi le vostre giornate o sia estraneo alla nostra cultura. Non c’è ambito che le superstar di Calabasas non abbiano plasmato con la loro influenza contribuendo a farlo diventare com’è oggi: dalla TV e la rete – naturalmente – alla politica, alla musica, alla moda, alle social abitudini, allo sport, alla società. I Kardashian centrali nella vita della nazione come i Kennedy. Ecco perché ho speso sei mesi nel rewatch accurato della serie che pensavo di conoscere solo perché Kim, Kris, Kanye, Kourtney, Kendall, Khloé, Kylie e Caitlyn passavano sotto le mie dita continuamente meritandosi ogni tanto qualche clic di approfondimento. Duecentosessantanove episodi fino alla stagione 19, più altri 12 della stagione finale disponibile dallo scorso marzo.

Nella stagione che ha coinvolto milioni di spettatori per la reunion di Friends e in cui le maggiori piattaforme di streaming fanno a gara per accaparrarsi i diritti di sequel e reboot delle serie tv di culto anni ’90 – qualsiasi cosa ci riporti all’epoca rassicurante della nostra infanzia – in cui tutto spinge in direzione del revival, dalla moda alla musica col recupero prima dei Novanta e ora dei Duemila, ripercorrere gli ultimi quindici anni di pop culture americana, di cui i Kardashian costituiscono un nodo centrale, può aiutarci a capire. Chi siamo oggi, perché siamo così, perché facciamo un certo tipo di vacanze e ci sottoponiamo a certe diete e a certi cambi di look. Perché ci vestiamo come ci vestiamo e a un certo punto abbiamo preso a truccarci con le ombre (alzi la mano chi non ha provato il contouring e poi ha fatto dietrofront). Quando è successo che siamo diventati aperti a una società con molte identità e generi, da quando tolleriamo con più facilità le rotture e ci sta bene far parte di una famiglia allargata. Rivedere la serie vi farà capire dove sta andando un certo tipo di imprenditoria e perché è così com’è. Inoltre, guilty pleasure, la vita dei ricchi: come si allenano, come ristrutturano le case, come festeggiano il natale, fanno beneficenza, vivono nascite e sciagure. Come affrontano la pandemia in case dove la distanza sociale è una procedura normale. E infine capire come insieme ai loro prodotti vendono la morale secondo cui, nonostante i litigi, le separazioni, le borsettate (ci sono anche quelle) “Family means everything”, la famiglia è tutto. E ovviamente non si tratta di una famiglia normale perché, classifiche di Forbes a parte, niente conta al di fuori del clan dove sono ammessi anche i ritorni degli ex fedifraghi o le bizzarrie di coniugi dalla personalità stratosferica e qui il riferimento è ovviamente a Kanye West che sposando Kim l’ha elevata da ragazzina viziata amica di Paris (Hilton) a regina di stile, cover girl di Vogue al cui passaggio di spalancano gli atelier parigini, si accendono i riflettori dei salotti (sempre televisivi), da Jay Leno a Ellen DeGeneres a Letterman. Un regno sterminato in cui KKW ha il ruolo dell’imperatrice.

Alla fine di questo percorso in cui sembra impossibile leggere la parola fine, riconosci che i Kardashian erano ovunque già prima di conoscerli, protagonisti delle cronache fin dalla metà degli anni Novanta, quando Kardashian senior comparve come amico stretto del presunto omicida O.J. Simpson.
“Specie infestanti”, li aveva definiti Chuck Palahniuk in uno dei suoi racconti, “Famosi per essere famosi”, si diceva un po’ banalmente negli anni Dieci: per i Kardashian quello era solo l’inizio del passaggio da socialite a celebrità a personalità influenti, un processo che interessa anche alcune mega star di casa nostra (i Ferragni, altra stirpe potentissima). Ma ora che i nuovi media hanno preso il posto dei vecchi, il nostro interesse va al contratto pluriennale che il clan ha firmato con Hulu. Ancora la tv, dunque, ma con modalità tutte da scoprire che potrebbero portare Kim e sorelle (e mamme, nonne e prole) ad esplorare orizzonti che non hanno trovato spazio nelle 20 stagioni in cui i protagonisti hanno avuto l’intuizione di metterci tutto di se, compresi scandali e mega gaffe rimbalzate sui social, vicende che ben presto hanno reso inutile il copione. In questo nuovo capitolo sarà ancora una volta Kim, ormai votata ai libri di giurisprudenza e in prima linea per la riforma del sistema giudiziario, a fare da traino, come succedeva nella primissima puntata da cui sembra passato un battito di ciglia. Con le extension, naturalmente.

https://www.eonline.com/shows/kardashians

autore: Vittoria Romagnuolo


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