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Rufus Wainwright – Unfollow The Rules (BMG)


 24/08/2020 


Preceduto dal singolo Damsel in Distress, frizzante e esplisivo, il nono album dell’ultimo dei nuovi grandi classici Rufus Wainwright dal titolo carismatico Unfollow the rules è uscito per etichetta BMG da luglio, ed è subito grande e intensa energia e entusiasmo per tutti i fan, che aspettavano un nuovo disco dal 2012.

Il singolo, dice Rufus, “è in qualche modo un omaggio a Joni Mitchell, in particolare la sua struttura. Io e mio marito adesso viviamo a Laurel Canyon. Io non conoscevo così bene la musica di Joni, ma Jörn ne era ossessionato e mi ha fatto immergere nella sua musica. Ci siamo anche usciti e adesso capisco perché sia una grande. Quindi è un po’ una canzone su Laurel Canyon, un po’ su una relazione che sto ancora cercando di accettare, ma soprattutto è il brano in cui perdo la verginità su Mitchell”.

L’album è in pieno stile Wainwright, tra pop, cantautorato, e alternative rock, specie in canzoni dove anche il modo di cantare di Rufus ricorda vagamente la lezione di Tom Yorke, come per esempio in Peaceful Afternoon, e ancor di più Only the People that Love, che cita in più di un punto i primi Radiohead ancora semi-acustici, soprattutto nella scelta degli accordi e di alcuni arrangiamenti. Ma questa citazione è solo una reminescenza, un’eco, perché in realtà Wainwright si muove consapevolmente dentro un cantautorato classico, alla Cohen, come dimostra My Little You o Romantical Man, dove il suono del piano è decisamente prevalente.

Rufus-Wainwright_2020

La musicalità e il talento compositivo di Rufus sono veramente in questo disco alla massima espressione, addirittura esuberante. Rufus si cimenta anche in arrangiamenti elettronici, come in Hatred, che pure inizia con piano e violini, oppure in maniera disinvolta si cimenta in un quasi-folk, come in Trouble in Paradise, o You Ain’t Big, per poi tornare a un classicismo da maniera in Unfollow the Rules, o in This One’s for the Ladies. E non manca, per completare la varietà sontuosa di questo disco, la malinconia oscura di pezzi come Early Morning Madness o Alone Time, che fin dal titolo evocano momenti intimi di introspezione e negatività.

Prodotto da Mitchell Froom (Crowded House, Paul McCartney, Richard Thompson, Suzanne Vega, Randy Newman) in una serie di studi leggendari di Los Angeles, tra cui Sound City Studios, United Recording e EastWest Studios, l’album si divide in tre atti, che si aprono con la gioiosità del pop di Trouble in Paradise e si chiudono appunto in modalità più introspettiva. Ispirati dal medioevo, dalla vita coniugale, dalla paternità, dagli amici, dalla perdita, da Londra e da Laurel Canyon, tutti i brani di Rufus esprimono anche nei testi la profondità e la classicità di questo cantautore. Di quanto questo album sia importante nel passaggio di carriera è consapevole lo stesso autore: “Vorrei che questo album rappresentasse tutti quegli aspetti della vita che mi hanno reso l’artista vissuto che sono oggi”, dice Wainwright. “Vorrei che per me fosse come per quegli artisti che nel secondo atto della loro carriera hanno prodotto i loro lavori migliori: Leonard Cohen ha realizzato THE FUTURE, Sinatra è diventato Sinatra a 40 anni, Paul Simon ha pubblicato GRACELAND. La musica pop non è solo questione di giro vita. Molti cantautori migliorano con gli anni. E io sono felice di essere vivo!”

Proprio Trouble in Paradise, prima canzone del disco, è stato il pezzo che ha preannunciato l’album mesi fa, acclamato dalla critica internazionale: Rolling Stone ha detto che “ci sono reminiscenze di Billy Joel nell’arrangiamento pop rock e la voce di Wainwright ammorbidisce il testo pungente”, Cool Hunting ha dichiarato “il  nuovo brano ammalia, danza e sboccia in qualcosa di meraviglioso” e The Times of London ne ha apprezzato “le armonie crescenti e il romanticismo confuso”.

L’album ha trovato anche il consenso di alcuni “colleghi” illustri: “Questa è musica pop di alto livello; sinfonica, sfacciatamente emotiva e audacemente agnostica nello stile”, dice Sting. Cyndi Lauper, invece, descrive l’album così: “Questo è il PET SOUNDS di Rufus. È un lavoro che tocca l’apice di tutti i precedenti. È davvero un bell’album, intelligente e accattivante”.

Affiancare Unfollow the Rules a una pietra miliare come Pet Sounds o Graceland è forse troppo, ma nella carriera di Rufus questo disco significa parecchio: anche per questo Wainwright accompagna il disco con un tour in giro per il mondo per tutto il 2020 (COVID permettendo), tra cui anche diverse esibizioni ai festival: Sarà in Germania, Francia, Inghilterra, ma purtroppo, per ora, non in Italia, con invece molte tappe in USA.

Per i fan italiani non resta che ascoltarlo nel disco, dove trovano compimento le esperienze accumulate in anni di brillante carriera con artisti del calibro di Elton John, Burt Bacharach, Robert Wilson, David Byrne, Boy George, Joni Mitchell, Pet Shop Boys, Heart, Robbie Williams, Jessye Norman, Billy Joel, Paul Simon, Sting, ovvero il gotha del pop di lusso, a cui senza dubbio anche Wainwright appartiene indiscutibilmente

http://rufuswainwright.com/
https://www.facebook.com/rufuswainwrightofficial/
https://www.instagram.com/rufuswainwright

autore: Francesco Postiglione


TRACKLISTING

ACT I
1. Trouble in Paradise
2. Damsel in Distress
3. Unfollow The Rules
4. You Ain’t Big

ACT II
5. Romantical Man
6. Peaceful Afternoon
7. Only The People That Love
8. This One’s For The Ladies (That Lunge)

ACT III
9. My Little You
10. Early Morning Madness
11. Hatred
12. Alone Time

 


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