Il 2021 è andato via da un pò ma quest’album si può dire promotore di un 2022 di tutto rispetto sebbene prodotto ed uscito proprio alla fine del 2021!
Da “Modulor Mix”, tributo a Le Corbusier , il manifesto di una carriera potenziale come architetto, il signor Nicolas Godin fa uso sapiente del tessuto compositivo come per progettare un edificio. Nella sua carriera, così come in quest’album costruisce strutture su strutture, stratificazioni musicali, come per reggere un peso finale, ovviamente in musica, continuando ad innovare. Dapprima fondendo la classica, jazz, e la suggestione tropicale con infarinatura pop, con un omaggio alla colonna sonora di “Au Service de la France” da qui l’impronta iconica che ha creato con gli Air.
Concrete and Glass è il secondo album solista di Godin, al solito, sobrio, ma pieno di risvolti inaspettati. La voce si diversifica e rielabora un certo tono di soul mitteleuropeo, intriso di distaccato romanticismo e nostalgia.
Il pezzo omonimo all’album è un ouverture di tutto rispetto, inflessioni anni 60 per una tastiera che rimane sull’orlo del baratro, presenta possibilità di analisi ma resta sul filo del leitmotiv ripetendo una cantilena assai magnetica, soprattutto grazie all’arrangiamento vocale stile elettronico tedesco anni 80.
“What Makes Me Think About You” si rifà a Moon Safari, tempi dilatati che si trasformano in fermento finale.” “The Border“, un omaggio dichiarato per l’architetto olandese Mies van der Rohe .
“Another side” si affaccia alla luce, leggerezza e stile elegante, con la vocalist che si districa tra un virtuosismo e un delicato filo di melodia anni 80. “Turn Right Turn Left” è un duetto pop fantascientifico con un pizzico di stile alla Barry White.
Concrete and Glass non è un remake dei temi sonori tratti dagli Air, si discosta per diverse ragioni, la prima è concettuale legata a un messaggio più strutturato e intimo, la seconda è compositiva.
Il richiamo al progetto Air è un ossequio, di certo non una mimesi. Spesso è più sintetico come in “Time on My Hands“, una traccia quadrata con le voci di Kirin J Callinan.
Anche gli altri collaboratori di Godin fanno da svolta. Kadhja Bonet, infatti, in “We Forgot Love” rende facile l’immaginazione di un sound metodico e di impronta “electro” soul.
Un altro momento clou è “Catch Yourself Falling“. Alexis Taylor è un musicista che incalza: a momenti di riflessione passando per esplosione e sintesi. Rappresenta così a pieno il progetto di Godin.
Una svolta con il finale jazz, simile a una suite, “Cité Radieuse”. Concrete and Glass è ancora un ottimo esempio di godibile ascolto che valica i confini del soul elettronico, attraverso citazioni filmiche e viaggi nel tempo e nello spazio.
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autrice: Lorenza Ercolino