Dolenti per la rielezione di Bush alla Casa Bianca? Sì, mi rendo conto. Forse potevamo farcelo uscire prima questo album self-released, magari chissà, in Ohio o qualche altro disgraziato astato del sud o del midwest qualcuno ci pensava meglio nel segreto della cabina…
Ma ormai la frittata è fatta, e d’altra parte la propaganda elettorale non rientra tra le nostre finalità. Tra quelle dei Visitations forse sì. In fondo tutti di questi tempi sono in qualche modo “scesi in campo”. Il titolo, innanzitutto. La copertina, tutta stelle strisce e tricolore nazionale. In chiave polemica, ovviamente, come già le icone di flebo, missili e bandiere bruciate suggeriscono. Seguono i titoli dei singoli brani, taluni sarcastici (‘Dubya Speaks’), talaltri caustici (‘Burn a Flag’, ‘Osama & Your SUV’ – come dire: il petrolio delle vostre auto-spugna da dove altro viene? – ‘Euthanize Yourself’).
Non abbiamo detto che Visitations è un’entità individuale coincidente con Davey Wrathgabar, nè che il suo bacino musicale di provenienza è la Athens perno territoriale dell’Elephant 6 collective, così come testimoniato dai contributi a tale causa di Davey e dell’assistenza, come “contributors”, di Jason Nesmith (Of Montreal) e Derek Almstead (idem, più Circulatory System). Purtuttavia, non è proprio a tale ambito stilistico che “Propaganda” si presta ad essere inserito, con quelle corpose iniezioni di funk-rock (‘Questionable Intelligence’ su tutte) e quei jingle-jangle di chitarra in cui il disco degrada mollemente nella sua seconda metà. Aggiungete la voce del concittadino Michael Stipe – con un registro leggermente più basso – e il gioco è fatto. Godibile, ma non ci perderete troppo la testa.
(http://www.thevisitations.com/)
Autore: Bob Villani