La differenza tra i Punkreas ed altri gruppi che cazzeggiano a colpi di punk’r’roll? Che i Punkreas dopo quasi vent’anni di attività hanno ancora voglia di cazzeggiare certo – e di farlo in libertà (va in tal senso il ritorno ad una fiera autoproduzione dopo la parentesi major) – ma senza dimenticare di focalizzare la propria musica intorno ad un messaggio…. Tutto sicuramente risulta un po’ facilone, sintetizzato in slogan da concerto e accompagnato dal solito rifferama stracotto, ma del resto non si può pretendere che i Punkreas facciano i teorici in note della rivoluzione o i capi-popolo sovvertitori del sistema, va già bene che tengano ben calde le loro chitarre e che saltellino allegri su ritmi ska condannando il doping sportivo e la filosofia del successo a tutti i costi (“Ho bevuto la droga”); rivendicando le proprie radici proletarie contro l’ambizione di una carriera “a Mediaset, in banca, nel Corriere della Sera” (“Tyson rock”); denunciando la miopia di chi pensa che il primo problema delle nostre città siano gli extra-comunitari ai semafori anziché la mancanza di abitazioni, il malfunzionamento della sanità e la violenza dilagante; sottolineando la progressiva desertificazione del pianeta che ci riserverà la visione di “cammelli su una duna … da Bergamo a Verona” (“Ultima spiaggia”); crocifiggendo la (a)moralità cattolica che mortifica non solo i diritti delle coppie omosessuali ma pure i desideri di quei bambini soli che preferirebbero avere intorno il calore di “due papà” anziché il freddo di una “stanza grigia” (“Family gay”).
E alla fine sì, visto che i Punkreas hanno preso di mira i bersagli giusti, posso perdonare loro il fatto che questo “Futuro imperfetto” sia musicalmente deboluccio e privo di veri hit spacca-timpani
Autore: Guido Gambacorta