Daniel Johnston non è stato solo un musicista iconico della scena lo-fi e alternativa, ma anche un artista visivo dalla produzione straordinaria. A fine aprile la divisione statunitense della casa editrice italiana Rizzoli ha pubblicato il libro Daniel Johnston (a cura di Lee Foster, con contributi di Dick Johnston e Robin K. Williams) che raccoglie il più vasto archivio mai pubblicato dei suoi disegni, svelando opere rare e inedite che attraversano quattro decenni di creatività.
Nato nella scena di Austin negli anni ’80, Johnston distribuiva cassette autoprodotte mentre lavorava al McDonald’s, prima di essere scoperto da Kurt Cobain e diventare un nome cult. La sua musica cruda e ipnotica, insieme ai testi disarmanti, lo ha reso un punto di riferimento per artisti come The Flaming Lips e Beck. Ma parallelamente alla musica, c’era un altro linguaggio con cui esprimeva il suo mondo: il disegno.
I suoi lavori spaziano da “Jeremiah the Innocent Frog” (la rana diventata simbolo della sua arte) a paesaggi onirici, demoni, eroi pop e occhi volanti. Le illustrazioni, spesso vivaci e naïf, nascondevano però una profondità inquieta, riflettendo le sue lotte personali, le insicurezze e la spiritualità.
Realizzato con il supporto della famiglia e dell’archivio Johnston, il libro include testimonianze di amici, musicisti e artisti, oltre a contributi del fratello Dick Johnston. Parte dei ricavi andrà all’Hi, How Are You Project, fondazione per la salute mentale a cui Daniel era legato.
Lee Foster (co-proprietario degli Electric Lady Studios) e Robin K. Williams (curatrice d’arte moderna) ricostruiscono con questo volume il duplice genio di Johnston: un uomo che, tra crisi bipolari e ospedali psichiatrici, ha creato un cosmo unico, fatto di melodie indimenticabili e disegni che parlano direttamente all’anima.
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