A rigor di logica non si tratta di musica italiana, dato che i ragusani The Shameless, al secolo Ippolito Nicolini (voce, chitarra, piano, percussioni), Gianpaolo Cassarino (basso, tastiere, violino, synth), Alberto Difalco (batteria), Gaetano Scribano (chitarra, basso), Giuliano Spataro (chitarra, ukulele, banjo), cantano in inglese e il loro orizzonte musicale è vicino a nomi come Gallon Drunk, Grinderman, Tindersticks, e si muovono per percorsi ignoti al mainstream nazionale come rock, blues, gospel. Ma in ogni caso il nuovo Prayers After Dark, a tre anni e mezzo di distanza dal precedente Love Condemnation, rappresenta davvero un faro per il panorama musicale nostrano, in quanto gli Shameless, non nuovi a questi livelli, davvero sanno suonare e creare senza nulla invidiare a band di livello europeo. Anticipato dal singolo Chic Jesus, il disco è uscito ad aprile scorso per la storica Seahorse Recordings, concepito in due anni e registrato presso i Pausa Studio a Modica (Ragusa).
Nel disco le due cover, Straight to You di Nick Cave and The Bad Seeds e Can’t Escape Myself dei Sound, sono perle fra le perle di un’alchimia perfetta tra sottogeneri, perché se Chin Jesus esordisce come gospel per poi svoltare in un blues strumentalmente molto ricco e orchestrale, proprio Can’t Escape Myself segue invece la scia del rock elettrico per tenere il disco in ballo su questo genere, mentre Straight to You è una ballad orchestrale.
Seguendo la scia delle tracce, dopo Chic Jesus, in cui la band si presenta al pubblico quasi volendo mostrare tutto il suo potenziale strumentale, Stuck in A Moment, altro pezzo bellissimo, gioca su reminiscenze di chitarra anni ’80 strutturate intorno a pochi armonici, e si muove intorno a una atmosfera elettrica e “dura”. Ma già Noboy Save me but you my love evolve verso uno spirito più new wave, complice anche l’atmosfera romantica del testo. Fin qui un disco bellissimo, pieno di arpeggi e sfumature di chitarra elettrica che letteralmente “colorano” ogni pezzo con grande dovizia.
Oh sister è di nuovo un potente blues che celebra forse ancora più della cover il grande tributo che la band deve all’ispirazione verso Nick Cave. Non stiamo parlando però di pedissequi ricalchi: gli Shameless danno assolutamente un’impronta propria a ogni ispirazione e citazione a cui si rifanno, scavando peraltro oltre che nei generi anche nelle epoche. Transumance per esempio è molto vicino, per struttura chitarristica, a pezzi anni ’90 alla R.E.M., anche se cantato in forma blues.
Il sound complessivo è assolutamente studiato fino all’estremo, per suonare limpido, pulito, senza fronzoli e barocchismi, conservando qualcosa di viscerale, notturno, ipnotico.
A metà disco arriva forse il capolavoro del disco, sorprendente perché se fino a qui a dettare atmosfere e melodie era la chitarra, con Cry Cry Baby irrompe il pianoforte, e con esso una melodia decisamente dolce, romantica, malinconica, cantata deliziosamente con passione. Sembra di essere agli antipodi di un pezzo “duro” come Stuck in a moment, eppure è la stessa band, solo che sa spaziare come se ci fosse nata fra un chamber pop e il darkwave degli altri pezzi.
Ma c’è in Cry Cry Baby e in Oh Sister anche tanto songwriting, nella tradizione di Piano Magic, The Walker Brothers, Cousteau, e naturalmente dello stesso Cave delle ballate più celebri, quest’ultimo evocato poi esplicitamente nella cover che conclude virtualmente il disco, Straight to You, prima dell’altra cover dei Sound già citata.
Complessivamente dunque, un disco di otto pezzi che si divide a metà fra ballads che omaggiano il songwriting orchestrale (Oh Sister, Cry Cry Baby, Straight to You) e pezzi che invece sono devoti al dark wave delle loro origini (Cant’escape Myself, Stuck in a Moment, Nobody save but you my love e Tramsumance) con Chic Jesus a fare da pezzo jolly fra blues gospel e rock anni ’70.
Blossoms, il primo album del Maggio 2018, con riscontri positivi a parte di stampa e radio italiane, e Love Condemnation, del Settembre 2021, con numerose e lusinghiere recensioni e passaggi radio anche nel contesto internazionale, non avevano a quanto pare ancora rivelato l’intero talento della band: le preghiere dopo il buio di questo terzo disco si distaccano dai dischi dell’esordio (Transumance e Nobody save but you my love rappresentandone l’anello di congiunzione), per evolvere verso una chimica bilanciata e spettacolare di emozioni e stile, fra blues elettrico e ballata liturgica, fra pezzo d’autore e rock asciutto e dark come nei primissimi anni ’80.
I cinque musicisti sembrano giocare a fare i camaleonti, soprattutto il vocalist Ippolito, che riesce a dare un timbro, una intonazione, uno stile di canto diverso a ciascun pezzo, autentico mostro di interpretazione viscerale dello strumento voce.
Mentre gli strumenti prevalenti, piano nelle ballad e chitarra elettrica negli altri pezzi, disegnano trame mai banali ma nemmeno mai artificiose.
Il disco che ne esce è semplicemente una bomba: una miscela esplosiva di bellissima musica, che si muove con disinvoltura fra Cave e la dark wave, fra i cantautori e il garage. Un puro capolavoro, che meriterebbe di trionfare in ogni radio italiana, e che ha un solo difetto, quello di essere troppo breve, perché ogni canzone letteralmente pretende di essere consumata e goduta fino alla delizia.
Disco troppo breve, dunque, (sole otto tracce con due cover) ma la carriera degli Shameless è appena agli inizi, e speriamo ancora che ci possa dedicare tante altre ricche e preziose sorprese.
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