Prima di parlare di “The Scholars” (Matador), ultimo lavoro discografico dei Car Seat Headrest, chiarisco da subito che considero il loro “Twin Fantasy” (sia nella prima versione di Will Toledo del 2011 che in quella successiva di “gruppo” del 2018) un disco ineguagliabile e di pregio assoluto.
Su queste pagine si erano poi spese ottime parole in occasione della pubblicazione nel 2023 del live “Faces From The Masquerade” (contenente registrazioni del 2022): ‘“Faces From The Masquerade”, nel suo complesso, si può considerare un disco che contiene sia parte della migliore produzione dei Car Seat Headrest (anche se si sente la mancanza di alcuni brani … quali “My Boy”, “High To Death”, “War Is Coming (If You Want It)”, “It’s Only Sex”, “There Must Be More Than Blood”, “Cute Thing”, “Times to Die”, “America” …), sia un’esecuzione in termini di “suono” più immediata e “pura”, punto d’incontro tra il Will Toledo “self-released” e quello “matador”, per un risultato finale da vivere e sentire’.
In studio, invece, i Car Seat Headrest ci avevano salutato nel 2020 con il riuscito “Making a Door Less Open”.
Ora è la volta di “The Scholars”, lavoro con cui i Car Seat Headrest continuano a mostrasi “maestri”, capaci di innovarsi nel tempo pur conservando la loro identità.
‘From Shakespeare to Mozart to classical opera, Car Seat Headrest’s Will Toledo pulled from the classics when devising the lyrics and story arc of ‘The Scholars,’ while the music draws, carefully, from classic rock story song cycles such as The Who’s ‘Tommy’ and David Bowie’s ‘Ziggy Stardust.’ “One thing that can be a struggle with rock operas is that the individual songs kind of get sacrificed for the flow of the plot,” Toledo notes. “I didn’t want to sacrifice that to make a very fluid narrative. And so this is sort of a middle ground where each song can be a character and it’s like each one is coming out on center stage and they have their song and dance.”’ (si legge sul sito della Matador con sultato il 2 maggio 2025: https://shop.matadorrecords.com/release/496524-car-seat-headrest-the-scholars).
E a ben vedere e leggere (il doppio LP è corredato da un magnifico inserto illustrato e con i testi) “The Scholars” è un “concept” diviso in due parti (The Companions e The Ransom) e in un epilogue (The Reward)
Messo il vinile sul piatto, si parte già alla grande con l’ottima “CCF (I’m Gonna Stay With You)”, esatto brano d’apertura con una sempre efficace linea vocale di Toledo.
Se “Devereaux” ripropone vecchie collaudate soluzioni “formato canzone”, con un piglio “rock” quasi radiofonico e un ritornello che si lascia ricordare, girato il primo LP “Lady Gay Approximately” predilige soluzioni acustiche e sostenute.
La spinta “The Catastrophe (Good Luck With That, Man)” è altra composizione riuscita in perfetto stile Car Seat Headrest sin dalle prime battute di batteria e chitarra e dal “tipico” cantato.
“Equals” è cadenzata e marziale nel ritmo con Toledo che contrappone una linea vocale evocativa e narrativa; con “Equals” si conclude la Part 1: The Companions.
Cambiato vinile, con “Gethsemane” inizia la Part 2: The Ransom, il minutaggio arriva a superare i dieci minuti e si fanno strada dapprima sonorità più “elettroniche”, spaziali e meno ruvide, per poi emergere abrasioni indie-rock che si spengono nuovamente in tessiture elettroniche dal gusto retrò anni settanta per poi cedere il passo ancora all’indie-rock…
“Reality” (di oltre undici minuti) inizia con sonorità elettroniche ai limiti dell’“ambient” per poi fluttuare su note da ballata elettroacustica e con il bel cantato affidato a un ispirato Ethan Ives.
“Planet Desperation”, con i suoi quasi diciannove minuti, si fa “opera/musical/rock” dalle reminiscenze progressive, tra voci e cori, cambi di “scena”, di umori e di momenti, distorsioni, aperture “pastorali”, cavalcate ritmiche… che mostrano un’apertura verso soluzioni da “suite” che stanno caratterizzando anche parte della scena indie e alt-pop contemporanea (come ad esempio da ultimo si è scritto per i Black Country, New Road).
Chiude un LP che non delude, l’Epilogue: The Reward con la “breve” e più immediata “True/False Lover”.
Ultima nota di merito per il booklet e le grafiche interne (l’“art” è a firma di Cate Wurtz) che completano in modo impeccabile il senso del tutto.
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