Il collettivo artistico più enigmatico del circo alternativo, The Residents, si appresta a compiere un’operazione senza precedenti: portare sul palco, per la prima volta in forma estesa, il loro acclamato album del 1979, “Eskimo“. Annunciato come un'”esperienza teatrale e immersiva” rielaborata dalle registrazioni master originali, il tour toccherà il Nord America a gennaio 2026, con una tappa newyorkese, di chiusura, al Sony Hall il 28 gennaio. Le altre città saranno: Vancouver, Seattle, Portland, San Francisco, San Diego, Tempe, Denver, Chicago, Toronto, Montreal e Boston.
Quello che propongono, da decenni, i Residents non è solo un concerto, ma l’opportunità di assistere alla resa in vita di un’opera che ha sfidato e ridefinito le convenzioni musicali, un vero e proprio “falso antropologico” sonoro che ha influenzato generazioni di artisti.
“Eskimo” non è un album tradizionale. Niente canzoni con strutture convenzionali, ma una serie di paesaggi acustici in cui la musica non racconta una storia, ne è il suono stesso . L’idea nacque dal mentore del gruppo, il misterioso N. Senada, che, dopo essere scomparso per una spedizione nell’Artico, riapparve con un nastro di campioni sonori e un barattolo d’aria artica, fornendo l’ispirazione primaria
🎶 L’Impatto e l’Eredità di un Capolavoro
All’epoca della sua uscita, “Eskimo” fu un successo sia di critica che commerciale, diventando il disco più venduto della Ralph Records . Andy Gill del New Music Express non usò mezzi termini, definendolo “senza dubbio uno degli album più importanti mai realizzati” .
I Residents impiegarono tre anni per forgiare questo progetto, un’operazione di “ethno-forgery” (falsificazione etnografica) di proporzioni enormi . Ispirandosi più alla percezione popolare dei popoli del nord (come le pubblicità della Coca-Cola con Babbo Natale) che alla realtà, il gruppo inventò una cultura eschimese immaginaria . Le tracce, dai titoli come “The Walrus Hunt” e “The Festival of Death“, scandiscono un viaggio sempre più profondo in questo mondo rituale e spirituale, un’esperienza da ascoltare nella sua interezza, preferibilmente con una coperta a portata di mano .
La sua influenza è stata profonda: Brian Eno ha citato “Eskimo” come ispirazione fondamentale per il suo seminale “My Life in the Bush of Ghosts”, per la sua capacità di creare una visione psichedelica di una cultura. Per realizzare i suoni ghiacciati e ipnotici dell’album, si dice che il gruppo abbia costruito strumenti propri, sintonizzati su una scala eschimese, in un approccio che ricorda le sperimentazioni di Harry Partch. L’album è un mosaico di canti polifonici, effetti di vento polare sintetizzato, percussioni ovattate e strumenti a corda non identificabili, che creano un’atmosfera insieme maestosa e inquietante.
Insomma questo tour non è semplicemente un’esibizione nostalgica; è la rianimazione di un’opera d’arte totale, un “mind movie” ricco di dettagli che promette di trascinare il pubblico nelle lande desolate e ipnotiche dell’immaginazione più sfrenata dei Residents.
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