Districarsi attraverso l’intricata discografia dei The Ex è complicato, rischiando di perdersi nel dedalo di produzioni che partendo dal post punk “viscerale” e “anarchico” degli esordi (“All Corpses Smell the Same” e “Disturbing Domestic Peace” del 1980), restando fedeli alla linea e all’ideologia …, ha visto incursioni in territori noise, jazz e d’avanguardia (come per l’ottimo “Instant” del 1995 a nome The Ex & Guest – data la partecipazione di ospiti), collaborazioni con musicisti provenienti da differenti “mondi” (come “Scrabbling at the Lock” del 1991 e “And the Weathermen Shrug Their Shoulders” del 1993 com Tom Cora, “In the Fishtank 5” del 1998 con i Tortoise, “In the Fishtank 9” del 2000 con i Sonic Youth e gli Instant Composers Pool) e finanche la collaborazione con Getatchew Mekurya per i noti “Moa Anbessa” del 2006 e “Y’Anbessaw Tezeta” del 2012; da menzionare sicuramente il bel “Starters Alternators” del 1998 (recorded by Steve Albini). Da ragazzo, poi, diversi decenni fa ho anche avuto la fortuna di assistere a un loro concerto allo “storico” Pegaso di Torre del Greco.
Il percorso artistico dei The Ex, nel tempo, ha inevitabilmente portato ad un evoluzione e a un parziale, per quanto possibile, “ingentilimento” del suono, tanto che la discografia in studio ci aveva salutato nel 2018 con “27 Passports”, ottimo disco che senza rinnegare il passato mostrava sonorità più “curate” rispetto agli esordi dei primi anni ottanta (“Soon All Cities”) e per certi versi anche orecchiabili (“Soon All Cities”, “This Car is My Guest”, “The Sitting Chins”); la musica dei The Ex restava però sempre ancorata alla rabbiosa sperimentazione (come dimostravano la martellante “New Blank Document” e “Four Billion Tulip Bulbs”), a istintive soluzioni (“Silent Waste”) o a viaggi narrativi (“Piecemeal”).
E partendo da quanto di buono espresso con “27 Passports”, i The Ex (Katherina Bornefeld – Drums, Percussion, Vocals; Arnold de Boer – Vocals, Guitar; Andy Moor – Guitar; Terrie Hessels – Guitar) con novella e salda ispirazione hanno pubblicato nel 2025 l’ottimo “If Your Mirror Breaks” (Ex Records) in cui una giusta matrice “rock” s’impone con efficacia come testimonia, in apertura di LP, “Beat Beat Drums” (nelle note di copertina è scritto che il testo è ispirato “Beat! Beat! Drums!” di Walt Whitman)
Se “Monday Song” è cadenzata e scura con venature psichedeliche, tribali e noise, “The Evidence” spezza il cuore del rock blues (nelle note di copertina è scritto che il testo è ispirato a “Meeting the Man: James Baldwin in Paris”).
La pregevole “Spider And Fly”, con la sua chitarra sghemba e la sua batteria, è in perfetto stile The Residents.
Con “Circuit Breaker” tornano richiami alla west coast lisergica sessantottina, per un brano che avrebbe visto bene la partecipazione alla chitarra di Jerry Garcia, Jorma Kaukonen, Paul Kantner, e John Cipollina e alla voce quella di Jim Morrison.
Girato il vinile, la musica riprende lì da dove si era fermata e “Wheel”, con la voce femminile di Katherina Bornefeld, trasporta l’orecchio verso sentieri da druido folk immerso in acido californiano (i Pentangle incontrano i Jefferson Airplane).
Mentre con “The Loss” la ruota torna a girare ruvida, oleata da “scalcinato punk” e “noise”, con “In The Rain” un declamante spoken (“lyrics idea is nicked from Joost Oomen’ s Dieren en dingen in de regen” si legge nelle note di copertina) si alza su distorte abrasioni.
Di spicco è “The Apartment Block” nel suo essere ossessiva, psicotica e a tratti maniacale.
Chiude nel migliore dei modi “If Your Mirror Breaks” “Great!”, che bilancia con maestria melodia e anti-melodia e che si risolve (e risolve) in un finale che potrebbe anche non aver mai fine.
Terminato l’ascolto, si può dire che i The Ex continuano ad essere una delle eterne (in)sane voci fuori dal coro della musica.
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