Ethel Cain (vero nome Hayden Silas Anhedönia) è cantautrice di talento e contenuto che oggi, con “Perverts” (Daughters of Cain), ha raggiunto un’abissale personale vetta al contempo profonda e alta.
Già con l’EP del 2019 “Carpet Bed”, Ethel Cain aveva dimostrato le sue enormi capacità con una scrittura sospesa tra lo slowcore e il cantautorato indie intriso di sperimentazione, come testimoniato dalle belle “Dog Days” e “Antlers”; ancora del 2019 l’EP “Golden Age” in cui faceva l’apparizione una più marcata elettronica (“Casings”) e in cui le doti compositive si confermavano ottime come dimostravano “Head In The Wall” e “Golden Age”.
Nel 2020 la pubblicazione di “Unreleased” e “Unreleased II” contenenti registrazioni (anche demo) comprese tra il 2017 e il 2019; da menzionare “Chapel Hill”, “Highway Horses”, “Vultures”, la versione demo per pianoforte di “Powerline Valley” da “Unreleased” mentre in “Unreleased II” sono presenti registrazioni che si legano idealmente con “Perverts” come “Arsony”, “Plague” Nel 2021 il terzo EP “Inbred” che si mostrava più orientato verso formule “pop” (come in “Michelle Pfeiffer” con la partecipazione di Lil Aaron, in “God’s Country” con la partecipazione di Wicca Phase Springs Eternal, in “Crush” …), con esplosioni rock come nel finale di “Unpunishable” o con velate abrasioni come in “Two-Headed Mother”; di fatto l’astrazione assumeva forme più solide pur mantenendo un corpo “etereo”.
Nel 2022 la maturazione con l’esatto “Preacher’s Daughter” (disco stampato ad aprile 2025 anche in doppio LP) che contemperava quanto di buono espresso finora, conservando tanto la matrice di un impegnato cantautorato “indie” e “pop” come in “American Teenager”, quanto sonorità ora dolcemente aspre come in “A House in Nebraska”, ora riflessive e intime come nella perfetta “Family Tree”, ora di narrativo cantautorato come nell’intensa “Thoroughfare”, ora intriso di richiami e battiti elettrici come in “Gibson Girl”, ora di sperimentazione come in “Ptolemaea” (che a suo modo anticipava il futuro “Perverts”), ora (dis)perse tra i tasti di un pianoforte come in “Sun Bleached Flies” (anch’essa intrisa da un gusto “pop”), ora “radiofoniche” come in “Strangers”.
– “Perverts”
Un canto folk, come invocazione sommersa, apre “Perverts” e “Perverts” e poi il vuoto riempito dal suono e quanto l’“Heaven has forsaken the masturbator” dalla foschia sale una strozzata elegia che è preludio alla claustrofobica e “disturbata” fosca ballata “Punish”.
Se “Housofpsychoticwomn” è esercizio per infernali psicotici flussi da aorta in ecocolordoppler, cori sommersi e spoken, con “Vacillator” torna tra i solchi l’ombra di una forma canzone, lenta, dilatata, cadenzata e persa in se stessa.
Ad una desolazione post atomica è affidata “Onanist”, lì dove un pianoforte ripetitivo e solcato da venti aspri.
In “Pulldrone” la parola si fa elenco, supportata da essenziali suoni in forma di bordone che poi occupano la scena in un disturbato assolo statico.
Con “Etienne” riemerge dalla nebbia un pianoforte minimale a cui si affianca una sommessa chitarra, mentre “Thatorchia” è pervasa da un un placido scorrere noise poi scosso da “appoggi” distorti.
Chiude “Amber Waves” che, seppur in linea con quanto sino a ora ascoltato, mostra un volto più “sereno” e prossimo a sonorità passate.
Ciò che alla fine resta di “Perverts” è un viaggio nella psiche e nell’animo di Ethel Cain, tra territori popolati da fantasmi e da “mostri”, un viaggio sicuramente da percorrere tra le sue profonde vette in attesa e nella speranza che venga stampato anche in vinile essendo al momento disponibile solo in forma liquida.
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