I Bon Iver, progetto corale gestito e coordinato dal cantautore Justin Vernon, che si fa affiancare dai membri di fiducia Sean Carey (batteria, voce, pianoforte), Michael Noyce (voce, chitarra baritona, violino) e Matthew McCaughan (basso, batteria, voce) hanno pubblicato il nuovo album Sable Fable l’11 Aprile per etichetta Jagjaguwar, con primo singolo Everything Is Peaceful Love uscito il 14 Febbraio con un video diretto da John Wilson, e tre inediti usciti nell’ottobre 2024 che ora nel disco sono le tracce d’apertura del nuovo album della band.
Sable Fable è il primo album in sei anni (seguito di I,I, del 2019) e con esso arriva una storia d’amore pop dai toni dolci e radiosi.
Nel disco completo, le prime tre tracce che componevano l’EP sono pezzi folk, dal tratto minimalista, quasi assoli di voce e chitarra. Piuttosto sorprendentemente, a queste seguono poi nove canzoni in cui una persona diventa due, l’oscurità si trasforma in bellezza e la tristezza si trasforma in gioia sfrenata. Laddove l’EP era una resa dei conti sparsa e solitaria con un dolore che ha definito a lungo il passato, la seconda parte Fable guarda verso un futuro vibrante pieno di luce, scopo e possibilità: un partner, nuovi ricordi, forse una famiglia. Come le favole, ogni traccia infonde una lezione: complessivamente il disco esplora il ritmo altruistico richiesto quando si è invischiati con un’altra persona o amante: un impegno paziente a trovare la pace per il meglio e lo stare insieme.
C’è una svolta anche nello stile dalla quarta traccia in poi: anzitutto Short Story irrompe come canzone più bella del disco, completa, melodica, romantica, delicatissima con l’unico difetto di essere troppo breve. Seguono il singolo, decisamente soul e per il quale si abbandona l’acustica e si svolta verso la strumentazione completa, e poi Walk Home, altro soul elettrico troppo simile però nel ritornello a True Colors di Cindy Lauper.
Segue il primo dei due duetti del disco: Day One vede la partecipazione di Dijon e dei Flock of Dimes, per un pezzo soul vagamente ispirato (e rifatto sugli accordi di) Woman No Cry..
Dopo From, pezzo in cui il disco torna a farsi folk con un maggior peso della chitarra acustica nello sfondo e un cantato in falsetto, e I’ll Be There, altro soul pop orchestrale, con un altro falsetto di Justin, arriva il secondo duetto, che nasce dalla storia con cui è nato l’intero disco. Prodotto da Justin e Jim-E Stack, l’LP è stato infatti registrato principalmente presso gli April Base dello stesso Vernon nel Wisconsin. La genesi concettuale dell’album è avvenuta il 22.2.22, quando Stack è arrivato agli April Base con Danielle Haim. Bloccati per diversi giorni, le voci di Justin e Danielle si sono incontrate su If Only I Could Wait, duetto altamente evocativo e soffuso con una prospettiva cruciale sul non avere la forza di essere la migliore versione di se stessi al di fuori della coppia.
Il disco si conclude poi con There’s a Rythm , ballata romantica e dolce, e malinconicamente con un breve giro di piano senza cantato con Au Revoir.
Si avverte fortissimamente nel complesso il tentativo di andare oltre i propri riferimenti musicali che hanno costituito la base dei primi quattro dischi, anche attraverso duetti, cori, collaborazioni, tentativi insomma di far emergere il gruppo oltre che il leader, e questo è certamente un pregio del disco, ma forse l’album resta intrappolato nel voler dire musicalmente troppe cose, troppe novità, senza svilupparne a fondo alcuna. I pezzi non rimangono impressi per profondità, ma scivolano con la loro leggerezza, anche se la leggerezza è nel contempo il carattere principale che Justin ha voluto imprimere al disco.
https://boniver.org
https://www.instagram.com/boniver/
https://www.facebook.com/boniverwi