Il 23 aprile 2025, si spegneva David Thomas, membro fondatore e colonna portante nel tempo dei Pere Ubu; a un mese dalla sua scomparsa (proviamo) a ricordare Thomas, la sua “voce”, il suo grandissimo talento artistico e il suo “assurdo teatro musicale”.
Premessa
Ogni volta che mi si è stato chiesto quali fossero i miei dischi preferiti in assoluto, tra i primi cinque ho sempre incluso “The Modern Dance” dei Pere Ubu: un disco che da ragazzo ha sensibilmente contribuito a cambiare la mia formazione musicale aprendola a “scenari” prima a me sconosciuti e anche in parte “impensabili”.
Altro merito dei Pere Ubu e di Thomas, grazie al loro richiamo all’“Ubu Roi”, è stato quello di avermi fatto scoprire Alfred Jarry, il suo teatro dell’assurdo e la sua patafisica (patafisica che poi ho trovato anche nei The Soft Machine); così il “Gestes et opinions du docteur Faustroll, pataphysicien” di Jarry (anche più dell’“Ubu Roi”) è divenuto uno dei libri da me più amati.
E ci sta proprio un passo del “Faustroll” che alla lettura mi ha rimandato, nel corpo e nella forma, alla carismatica, fisicamente “imponente” e “ieratica” figura di Thomas; tale passo recita: ‘Il prete Jean saliva sul pulpito. La terrifica forma guerriera e sacerdotale folgorò l’assemblea. Delle maglie d’usbergo, alternate da rubini balassi e da diamanti neri, tessevano la sua pianeta. A mo’ di paternostri, dondolavano sulla sua anca destra una ghironda in legno d’olivo, sulla sinistra, la sua grande spada a due mani, innestata in una mezzaluna d’oro nel suo fodero di pelle di céraste. Il suo sermone fu retorico e alquanto latino, attico e asiatico in tutto il suo complesso; ma io non capivo affatto perché rimbombasse dalle solerette alle manopole, né i periodi ordinati come le riprese d’un torneo cavalleresco. Tutto ad un tratto, da un falconetto che era legato su uno dei lastroni dall’alto in giù, con quattro catene di ferro, schizzò una palla di bronzo, la cui carica sfondò la tempia destra dell’oratore, scindendo l’elmetto fino alla tonsura, scoprendo il nervo ottico e il cervello in quanto al lobo destro, senza commuovere la fortezza dell’intelletto…” (da “Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico” Adelphi edizioni).
Cleveland, Ohio, USA: i prodromi
Tutto ebbe origine a Cleveland, nell’Ohio, e dai seminali Rocket From The Tombs, gruppo da cui nasceranno i Pere Ubu e i Dead Boys; da citare sicuramente, a nome Rocket From The Tombs, “The Day The Earth Met The… (Live From Punk Ground Zero, Cleveland 1975)”, contenente registrazioni del 18 febbraio 1975 al RFTT Rehearsal Loft, del 5 maggio 1975 alla The Agora e del 24 giugno 1975 at the Piccadilly Inn May, con formazione che vede alternarsi alla voce David Thomas, Peter Laughner, Craig Bell e Gene O’Connor (Cheetah Chrome).
Thomas e Laughner saranno poi nei Pere Ubu, O’Connor (con Johnny Blitz, anche egli ex Rocket From The Tombs) nei Dead Boys (celebre il loro “Young, Loud and Snotty” del 1977; i Dead Boys recupereranno anche brani dei Rocket From The Tombs come il classico “Sonic Reducer” originariamente scritta O’Connor and David Thomas, “Ain’t It Fun”, “What Love Is”…).
Anche i Pere Ubu, nel corso degli anni, riproporranno brani originariamente dei Rocket From The Tombs tra cui “30 Seconds Over Tokyo”, “Final Solution”, la stessa “Sonic Reducer”, “Life Stinks”…
La Danza Moderna
Giunge quindi il 1978, anno in cui i Pere Ubu (in formazione composta da David Thomas, Tom Herman, Tony Maimone, Allen Ravenstine, Scott Krauss; Peter Laughner perderà la vita il 22 giugno del 1977) danno alle stampe il capolavoro (del proprio e di ogni tempo) “The Modern Dance” (di cui note di copertina, presenti in alcune edizioni, indicano quali anni di registrazione il 1976 e il 1977).
A questo punto è d’obbligo una precisazione; il decennio precedente, nel triennio compreso tra il 1967 e il 1969, si “consumò” quello che da molti è considerato uno dei più rivoluzionari periodi musicali, come in effetti fu; ma dieci anni dopo, anche il triennio 1977/1979 vide una rivoluzione non meno importante.
Se si vuole restringere il campo al solo genere (in senso ampio) dei Pere Ubu e della loro “Modern Dance”, spaziando tra la new wave e il post punk … si possono annoverare in via esemplificativa del 1977 “Suicide” dei Suicide, “Marquee Moon” dei Television, “Second Annual Report” dei Throbbing Gristle, “Before And After Science” di Brian Eno, e ancora dei Ramones “Rocket to Russia”, di David Bowie “Heroes” dei Sex Pistols “Never Mind The Bollocks”, di Richard Hell “Blank Generation”, dei Radio Birdman “Radios Appear”, dei Talking Heads “77”, degli Heartbreakers “L.A.M.F.”; del 1978 oltre ovviamente a “The Modern Dance”, la storica raccolta “No New York” (con i Contortions, i D.N.A., i Teenage Jesus and the Jerks e i Mars), dei Devo “Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!”, dei The Residents “Not Available” (sebbene contenente registrazioni del 1974), di Elvis Costello “This Year’s Model”, dei Generation X “Generation X”, di Patti Smith “Easter”, dei Siouxsie and the Banshees “The Scream”…; del 1979 dei Pop Group “Y”, dei The Cure “Three Imaginary Boys”, dei Joy Division “Unknown Pleasures”, dei Chrome “Half Machine Lips Move”, dei Public Image Ltd “Metal Box”, degli XTC “Drums and Wires”, dei The Germs “GI”, dei This Heat “This Heat”, dei Wire “154”, dei Cabaret Voltaire “Mix-Up”, dei The Fall “Live at the Witch Trials”, dei The Clash “London Calling”… redigere un elenco completo ed esaustivo è impossibile e sicuramente ai citati titoli ne andrebbero affiancati tanti altri. L’intento è solo quello di dimostrare come gli anni in cui David Thomas mosse i primi importanti passi musicali furono incredibilmente illuminati e magicamente ispirati.
I Pere Ubu
David Thomas con i Pere Ubu in tre anni condenserà la summa della loro arte, congedando oltre al mirabile “The Modern Dance”, atri tre lavori di pregio quali “Dub Housing” del 1978, “New Picnic Time” del 1979 e “The Art of Walking” del 1980; da citare anche l’ottimo live “390° of Simulated Stereo” del 1981 ma contenente registrazioni live del 1976/1977/1978, tra cui (nelle vecchie edizioni) quella di “30 Seconds Over Tokyo”.
Ciò che accadrà successivamente (complici anche cambi di formazione) non è più paragonabile al citato triennio (pur mantenendo sempre una sua dignità come con “Song of the Bailing Man” del 1982), virando ora verso soluzioni più convenzionali (come con il comunque buono “The Tenement Yearcon” del 1988) ora verso brani che nel tempo finiranno anche con lo sconfinare in soluzioni più “commerciali” (come la famosa “Breath” da “Cloudland” del 1989).
Dal 1981 al 1986 il David Thomas “solista”
Ciò che invece è degno di nota è ciò che David Thomas pubblicherà tra il 1981 e il 1986 senza i Pere Ubu.
È, infatti, a nome David Thomas & the Pedestrians che troverà compimento una perfetta fusione tra il cantato di Thomas e la musica, distante da quella dei Pere Ubu ma a essa unita nell’intento di “essere”, ecumenica, bizzarra, art e orchestrale che si immortalerà nel meraviglioso “The Sound of the Sand and Other Songs of the Pedestrian” (del 1981), lavoro trasversale ai generi e al tempo. Non di meno sono i successivi “Variations on a Theme” (del 1983) e “More Places Forever” (del 1985): con “The Sound of the Sand and Other Songs of the Pedestrian” eccezionale ed irripetibile tris.
Dell’epoca, da citare anche “Winter Comes Home” del 1982 contenente registrazioni live dell’11 dicembre del1982 in formazione “scarna” composta da David Thomas alla voce, Lindsay Cooper (bassoon, oboe, sopranino e alto saxophone) e Chris Cutler (drums e flotsam) a nome David Thomas &…. His Legs; un concerto dalla forte teatralità: “as well as ensemble performance, introductions, theatrical moments &musical commentary” è scritto nelle note di copertina. Nel booklet di “Monster”, il cofanetto che raccoglie dischi di Thomas dal 1981 al 1987, si legge: “BTW WINTER COMES HOME does not exist. According to the Authorized View, it never did exist and, so, it never will exist. Those who claim to own copies are troublemakers. Report them to the Grocery Police”; in ogni modo esiste la versione LP incisa a 45 giri di “Winter Comes Home”.
Nel 1986 ancora un capolavoro: “Monster Walks the Winter Lake” a firma David Thomas & The Wooden Birds, disco di musica “totale”, piccola “opera” nell’ “opera”, che chiude la massima espressione della produzione di Thomas, consegnando alla storia della musica alcuni tra i migliori lavori discografici della prima metà (e poco più) degli anni ottanta (e non solo); in quegli anni, come Thomas, solo il Tom Waits di “Swordfishtrombones (1983), Rain Dogs (1985) e “Franks Wild Years” (1987) riuscirà a esprimere un cantuatorato-art-rock di tale livello.
Quanto avverrà dopo il 1986 non è paragonabile a quanto avvenuto prima anche se a me personalmente, post 1986, resta la fortuna di aver potuto vedere e David Thomas dal vivo, con i Pere Ubu, con mia figlia bambina sulle spalle, e con i Two Pale Boys (due decadi fa) ai tempi di “18 Monkeys on a Dead Man’s Chest”.
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