Scuro e dalle ambientazione retrò è “Tall Tales” (Warp Records), lavoro a firma Mark Pritchard e Thom Yorke che si lascia ascoltare soprattutto per chi ama sonorità in “vecchio” stile e marcatamente analogiche; più della voce di Yorke che oramai è sempre più ripetitiva e priva di intuizioni melodiche di rilievo, è l’elettronica del navigato Pritchard che, benché sia comunque distante dai suoi fasti passati, si distingue e si impone come certifica sin da subito, in apertura, “A Fake In A Faker’s World” che fonde i Kraftwerk degli anni settanta con intuizioni da elettronica anni novanta (non si può non menzionare lo splendido “76:14” del 1994 dei Global Communication composti da Pritchard e Tom Middleton). Yorke, ad ogni modo, si riserverà anche un posto dietro le “macchine”.
“Ice Shelf” vira verso territori ambient da quiete post-atomica che assumono forma emergendo da statiche “onde” in “Bugging Out Again”.
Girato il vinile muta (parzialmente) il mood che, pur mantenendo uno stampo “cupo”, veste panni da robotico synth pop con tanto di cambio “radiofonico” in “Back In The Game”.
Con “The White Cliffs” tra battiti percussivi Yorke torna a caratterizzare con la voce sorretta da un evocativo omnichord e da una esatta elettronica arricchita da anche dall’ondes martenot.
“The Spirit”, ancor più di “Back In The Game”, è “formato” canzone.
Il secondo vinile si fa apprezzare per l’elettronica (sempre più retrò e da videogiochi anni 70/80) di “Gangsters”, brano però che non decolla come l’incipit lasciava sperare.
Se “This Conversation Is Missing Your Voice” è esercizio ritmico (ed è classico esempio di come la voce e la sua “linea” avrebbero dovuto fare di più), “Tall Tales” è poco convincente momento di sperimentazione, apparendo inconcludente e un po’ fine a se stessa.
Mentre “Happy Days” è “marcetta” corale da “operetta” gotica e decadente, “The Men Who Dance In Stag’s Heads” sembra uscita da un vecchio disco dei The Velvet Underground
“I am falling” e una sacrale “Wandering Genie” chiude “Tall Tales” disco che, malgrado i nomi illustri coinvolti e il titolo, racconta storie di “media statura”.
Da menzionare in ogni caso l’aspetto “video” a cura di Jonathan Zawada; sul sito della Warp (https://warp.net/talltales) consultato l’11.5.25 si legge: “Transmitted by Australian visual artist Jonathan Zawada, Tall Tales is a fairy tale for the modern world; depicting rising tides, kings & queens, amazon logistics and robotic arms under iridescent skies. We wanted computers to do our accounting – instead, they try to paint our pictures and sing our songs”.
https://warp.net/talltales
https://www.instagram.com/markpritch