La notizia è di quelle ghiottissime: non solo i Pavement, leggendaria band che nei tardi anni ’90 ha anticipato tutto il movimento indie dei primi 2000, si sono ricostituiti nel 2022 (dopo un primo tour di successo nel 2010), ma di quel tour è uscito in questi giorni una traccia filmica documentale, un finto biopic dal titolo Range Life, a cura del regista Alex Ross Perry. Di quel film la Matador pubblica in formato digitale e anche prossimamente in formato fisico la “colonna sonora” che in realtà è costituita da frammenti di interviste e dialoghi, prove in studio, registrazioni del cast del jukebox musical Slanted! Enchanted! e soprattutto da registrazioni del tour live della reunion nel 2022, che li ha visti essere headline al Primavera Sound Festival e poi fare nei due successivi anni vari sold out a Los Angeles, New York, e Londra.
Non si tratta dunque tecnicamente di una colonna sonora, né dunque di una produzione di brani inediti, ma la buona notizia è che fra le 41 tracce v’è decisamente abbondanza di pezzi storici della band (soprattutto tratti dal loro disco principale Crooked Rain Crooked Rain, il secondo della loro discografia), e questo è già appetitoso per i fan della band e per chi volesse riscoprire il fenomeno indie alle sue origini. Inoltre, non essendo possibile qui in Italia vedere il film (che va in giro in alcuni teatri-cinema americani selezionati dalla Matador) Pavements rappresenta per noi l’unica possibilità di recuperare questo lavoro filmico, di cui un piccolo assaggio messo in circolazione è la performance live di Harness Your Hopes al The Late Show con Stephen Colbert.
Prodotto da Robert Green, questo disco/colonna sonora/documentario riporta dunque in auge e agli onori della cronaca musicale Mark Ibold, Scott “Spiral Stairs” Kannberg, Stephen Malkmus, Bob Nastanovich e Steve West, che con cinque album, Slanted And Enchanted (1992), Crooked Rain, Crooked Rain (1994), Wowee Zowee (1995), Brighten The Corners (1997) e Terror Twilight (1999) dettarono i canoni di quel che sarebbe stato poi l’universo di band come Interpol, Kings of Leon, Cribs, Kooks, Gomez e infiniti altri.
A riascoltare questi brani, eseguiti dal vivo in diverse occasioni, in Pavements l’appassionato di indie (e in generale di musica rock) non potrà non riscoprire che cosa era possibile (ed è in fondo ancora possibile) fare con basso batteria e chitarra e voce: una musica semplice strutturalmente, ma viva, ricca, piena di melodie emozionanti e invenzioni sorprendenti, soprattutto se si considera appunto che i Pavement non hanno mai abbandonato quella struttura essenziale che costituisce l’anima il sangue e lo spirito della musica rock.
Eppure, la hanno volta e portata a tante sfumature, grazie agli arrangiamenti di chitarra principalmente e ai riff di Malkmus, semplici e per questo geniali, che caratterizzano il sound della ban, sia nei pezzi più ritmati che nelle ballad dove pure sono sempre stati eccellenti.
Ascoltate Angel Carver Blues, o Priceless Art, o Grounded, o It’s What I want, In the Mouth A Desert, o tanti altri, e troverete anche quel pizzico di “classicità” che fa di una band una band non qualsiasi. E i Pavement lo sono sempre stati, e se non sono entrati nel circuito major è per la loro breve durata come gruppo che ha prodotto dischi originali. Chissà che adesso, con il reunion tour che è durato fino a tutto il 2024, benché trent’anni dopo, non riescano a tirare fuori pezzi inediti.
Al momento Malkmus è impegnato nel suo altro progetto di gruppo, The Hard Quartet, ma ha dichiarato di non disdegnare l’idea di un nuovo disco, ma, come egli stesso ha chiarito, un nuovo disco dei Pavement dovrà nascere quando potrà esser fatto davvero bene perché le aspettative sarebbero veramente tantissime.
Riascoltare i loro brani, le loro scelte classiche eppure originali e molto “marcate”, attraverso questo docu-film, che purtroppo è molto lontano dall’essere un progetto compiuto anche solo come Greatest Hits o come Live Album, ed è di difficile ascolto per l’essere spezzettato da interviste, momenti di prova, vezzeggiamenti vari, ci fa capire davvero che i Pavement erano cosa rara nel panorama musicale che stava lasciando i meravigliosi anni ’90 e stava cercando nuove direzioni (che loro hanno contribuito a dettare a chi è venuto dopo). Anche se forse questo materiale meriterebbe davvero un live album, ben confezionato e registrato, perché quello sigillerebbe davvero la perla che i Pavement sono stati per la musica rock non troppi anni fa.
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