Probabilmente tutto è iniziato con la passione che sua madre, cantante di musica gospel, gli ha trasmesso portandolo fin da piccolo ai concerti con lei, e a volte invitandolo persino sul palco a cantare. Fatto sta che Curtis Harding rappresenta, insieme a pochi altri musicisti del calibro di Black Joe Lewis, Nick Waterhouse, Benjamin Booker e Leon Bridges, una fucina di artisti soul, funk, hip hop e rock destinati a segnare un’epoca.
Ognuno a modo suo è riuscito a miscelare generi diversi con classe ed eleganza, come già accadde negli anni Novanta con Lenny Kravitz e Ben Harper, capaci di unire i fan del rock più tradizionale a quelli della musica black.
Ed è proprio con Kravitz e Jack White che, dopo le prime pubblicazioni Soul Power (2014) e Face Your Fear (2017), Harding intraprende un tour come opening act, portando così il suo sound a un livello superiore. Quattro anni dopo, in piena pandemia, arriva un altro grande album: If Words Were Flowers (2021).
Ora, con Departures & Arrivals: Adventures of Captain Curt (pubblicato dalla label ANTI‐), Curtis si trasforma metaforicamente in un astronauta mandato nello spazio ad esplorare il cosmo. Le tastiere più abbondanti e le orchestrazioni rendono il tutto più suggestivo, ma niente paura: la sezione ritmica riporta tutti sul pianeta Terra. Nell’intro di There She Goes riecheggia tutto il Marvin Gaye di What’s Going On, mentre nella successiva Out in the Black i suoni si spostano verso un funk elegante alla Al Green.
Se Banh Me introduce qualche sperimentazione, Time mette in luce cori usati con maestria e tappeti sonori affascinanti, rendendo il brano uno dei migliori dell’album. Con Hard as Stone torniamo agli anni Settanta grazie alla chitarra funk e alla splendida voce di Curtis. The Power meriterebbe di entrare di diritto nelle storiche compilation Dancefloor Jazz per potenza e capacità di far ballare.
La parte finale dell’album ci riporta nello spazio: i cori di True Love Can’t Be Blind, le tastiere di I’m with You e di Felt It Inside ne sono una chiara dimostrazione. Ma è la chitarra distorta in stile Funkadelic di The Winter Soldier a farci salire definitivamente sulla navicella. La conclusiva Running Outta Space, una delle migliori tracce del disco, continua a proiettarci nel cosmo pur mantenendo l’attitudine soul, che ricorda vagamente gli Spinners.
In definitiva, un album che oltre a candidarsi tra i migliori di questo 2025, mostra inequivocabilmente — nonostante Harding peschi a piene mani dai grandi del soul degli anni Sessanta e Settanta — la capacità di distinguersi e, soprattutto, di fondere generi diversi senza mai risultare banale. Questo dice molto sulle potenzialità di un talento che sembra davvero un dono caduto dal cielo e atterrato nel Michigan.
Non perdetelo dal vivo che sarà prossimamente in Italia, questi gli appuntamenti:
21 ott 2025 Bologna presso TPO
23 ott 2025 Roma presso Monk
24 ott 2025 Milano presso Santeria.
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