Dediti ad un folk-punk sbilenco questo trio di origine californiana e di casa a New York, con soli tre strumenti: una tastiera, un banjo ed il pedal steel, a volte accompagnati da qualche campionamento. Dopo una manciata di singoli hanno dato alle stampe il loro primo full-lenght. L’impressione che suscitano le undici canzoni è molto buona, fuori dagli schemi, con tonalità grevi, tutt’altro che spensierati. In diversi momenti di “Seens” fanno respirare l’aria del revival folk della grande mela di quasi mezzo secolo fa, con il loro incedere militante (“Not a lover yet“). Tra i brani più intriganti troviamo “Gin + Duct tape” nel quale il trio se segue le orme del Dylan di “Alla long the watchtower” dall’altro inserisce il ritmo serrato della foresta didleyana come piace ai Violent Femmes. Con “Names will stand for something” i Polite Sleeper escono dai patri confini per raggiungere il post punk di matrice europea, con piano greve si riavvolgono Al folk rurale Usa delle lande solcate dai Lambchop in “Up the punks” e miscelano l’indie country con la psichedelia in “Into loud talkers”. Con “Seens” gli amanti dell’indie-folk-punk possono dormire sonni tranquilli, il futuro del genere è scritto.
Autore: Vittorio Lannutti