Spesso andare ad un concerto risulta essere produttivo anche oltre la musica suonata per l’occasione, soprattutto quando il luogo che ospita l’evento è “familiare” e frequentato da amici. Si ha, infatti, la possibilità di socializzare e di parlare di musica; e così, ad uno di questi concerti, un caro amico mi consigliò di ascoltare i Model/Actriz.
Essendo lui una tra le più esperte persone di musica che conosca, fidandomi ciecamente, acquistai il vinile “Dogsbody” (del 2023), disco che mi entusiasmò con la sua miscela di noise rock, post punk, industrial.
Diretto, puro e viscerale, “Dogsbody” si mostrava tanto tribale quanto industriale (si ascolti “Mosquito”), con abrasioni e ritmiche ossessive ed alienanti (“Crossing Guard”, “Amaranth”….), offrendo momenti di “disturbata” teatralità (“Sleepless”) e poetiche reminiscenze da ballata indie rock (come nella bella “Sun In”).
Ora, per i Model/Actriz, è la volta “Pirouette” (True Panther) lavoro che si discosta (parzialmente) da “Dogsbody”; alcune caratteristiche ritmiche presenti in “Dogsbody” vengono, infatti, spinte verso sorgenti elettroniche, con un parziale ritorno a “intuizioni” presenti nei singoli e negli EP degli esordi (“Ava” del 2016, ma soprattutto “Sutan/Damocles” del 2020).
“Vespers” rompe subito gli indugi e l’elettronica, ai confini con la techno, si fa portante per poi diventare “minimale” nella paranoica e pregevole “Cinderella” con il cantato/recitato che evoca Alan Vega prima che il cambio deragli verso un’abbozzata melodia.
“Poppy” mantiene alto il livello dell’ascolto con l’esatta fusione di melodia, noise, industrial, elettronica.
Decadente, cupa e apocalittica, da corsa su autostrade notturne post atomiche è la perfetta “Diva”.
“Acid Rain” è giusta ballata che si appropria di sonorità “acustiche”.
Con “Departures” si torna in “pista” tra tunnel e luci fulminanti che incrociano le narrazioni di una martellata “Audience” prima che, passando per lo spoken di “Headlights”, in “Ring Road” le distorsioni da pressa in fiamme mettano il punto.
“Doves” monda i suoni e accelera i battiti; tornano nella linea vocale accenni di melodia.
La più “astratta” “Baton”, congeda un disco che, come un pugno nello stomaco, lascia piegati…
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