A tre anni dallo splendido Wild Loneliness – che conteneva, a mio avviso, una delle più belle canzoni della band, City of the Dead – arriva Songs in the Key of Yikes, tredicesimo album dei Superchunk, storica band di Chapel Hill, North Carolina.
Va detto che ogni nuova uscita del gruppo di Mac McCaughan (cantante e chitarrista) e Laura Ballance (bassista) suscita negli over 50 appassionati di punk rock un certo fermento: i Superchunk rappresentano infatti uno dei rari casi di band che non si è mai piegata alle logiche del music business. L’occasione per “vendere l’anima” l’hanno avuta eccome, nei primi anni ’90 in piena esplosione grunge, quando le major erano a caccia di nuovi fenomeni da lanciare. Loro però rimasero irremovibili, fedeli alla loro Merge Records, con cui pubblicarono il capolavoro No Pocky for Kitty, registrato nientemeno che da Steve Albini.
Questo nuovo lavoro suona in parte come i precedenti: punk rock fatto in casa, magari non sempre impeccabile sul piano tecnico, ma carico di energia e personalità. I Superchunk dimostrano ancora una volta che non serve essere virtuosi per scrivere canzoni splendide. Ed è proprio questo il loro talento principale: un gusto melodico unico, unito a un suono ruvido e diretto, con chitarre sparate a tutta velocità.
Le tracce di Songs in the Key of Yikes ne sono una prova lampante: brani orecchiabili, con ritornelli che ti ritrovi a canticchiare sotto la doccia. Dalla trascinante Is It Making You Feel Something ai riff di Bruised Lung e No Hope, fino a Care Less, che mostra ancora una volta la loro capacità di costruire melodie punk irresistibili. Cue, invece, apre a una dimensione più riflessiva ma non meno interessante; accanto alla potente Everybody Dies mette in luce la maturità compositiva e la sensibilità di McCaughan verso i mali del nostro tempo. Non manca la ballata lenta: Some Green si candida a essere una delle perle assolute del disco.
È incredibile come questa band, attiva dai primi anni ’90, riesca ancora oggi a mantenere freschezza e sintonia immutate. Certo, non hanno inventato nulla di nuovo e sono sempre rimasti fedeli alla linea del “punk is easy”, ma hanno dimostrato ancora una volta che scrivere belle canzoni è un dono raro. E i Superchunk in questo sono maestri.
Per i più giovani, Songs in the Key of Yikes può essere un ottimo ingresso nel mondo del punk rock, anche se in ritardo sui tempi. Per chi è nato negli anni ’70, invece, è un modo per tornare diciottenne, almeno per un’ora.
https://www.mergerecords.com/artist/superchunk
https://www.instagram.com/macsuperchunk

































