Di Donatella Maiorca, con Valeria Solarino, Isabella Ragonese, Ennio Fantastichini
Il kamasutra tra due donne, la mora e la rossa, abbastanza spinto, deciso, è una novità per il cinema italiano. Lo scandalo non è paragonabile al seno nudo della Calamai nella “Cena delle beffe”, altri tempi, però va segnalato. La regista, Donatella Maiorca, ci perdonerà se portiamo in alto “solo” la scena più pruriginosa, ma anche meglio girata del suo film: resta storicamente memorabile.
L’amore saffico nella sua fabbricazione carnale viene così donato al cinema italiano ufficialmente a Favignana, isola tra le location del film. In un periodo, poi, in cui l’omofobia accelera in maniera preoccupante, fa piacere fare il controcanto agli omofobi sul grande schermo, anche se, poi, stringi stringi, i moralisti hanno sempre classificato senza scandalo i rapporti tra donne, al pari di un gioco birichino che non intacca la femminilità. Qui è diverso: la Solarino e la Ragonese fanno velo escludendo “i masculi”, anzi umiliandoli a utensili per procreare. Lesbo power. La Maiorca e la produttrice Maria Grazia Cucinotta hanno un altro merito: riproporre sullo schermo una storia coraggiosa, tratta da “Minchia di re”, dal sapore feudale eppure – voilà – moderno.
Il guaio è che la servono mestamente edulcorata. Il pathos è ridotto a un acino di sale. Poco credibile davvero questa figlia segregata in cantina (si avverte lontano un miglio che presto raggiungerà la sua amante). E decisamente prevedibile la concatenazione di eventi che sale al climax: “tu da oggi diventi maschio” sentenzia il padre padrone. Vabbè. Se è tratta da un fatto vero, e straordinario nella Sicilia dell’Ottocento, perchè ridurlo a fiaba-melò, così poco introspettiva? Lei incontra/scontra il padre e lo fulmina: “voglio sposare Sara”. La scena madre è tutta qui. Antonioni c’avrebbe dedicato due ore solo di ammiccamenti e primissimi piani. Ma lasciamo il passato ai passatisti. Il fatto è che come al solito le ideuzze ci sono ma il problema è di scrittura. Come al solito.
Autore: Alessandro Chetta