Giunti al sesto album i Big Thief mostrano di avere dato forma e sostanza a quel cambiamento necessario che l’abbandono del bassista Max Oleartchik, ha reso necessario. Per farlo la cantautrice Adrianne Lenker, insieme al chitarrista Buck Meek e al batterista James Krivchenia hanno scelto di dare una veste nuova al proprio songwriting, realizzando un album corale in cui si sono avvalsi della collaborazione di diversi musicisti che potessero contribuire ad ampliare il loro suono come mai fatto prima d’ora.
Un compito non certo facile e che arriva dopo il successo che pubblico e critica hanno riservato a “Dragon New Warm Mountain I Believe In You”. Rispetto al disco precedente il nuovo album Double Infinity (4AD) si presenta molto più conciso (solo 9 brani rispetto ai 20 del doppio album del 2022) ma ugualmente intenso ed esplicativo della proposta musicale del gruppo newyorchese che con questo album cerca di realizzare un ponte tra passato e futuro.
E lo fa partendo dalle collaborazioni di cui si sono avvalsi in sede di registrazione partendo da uno dei pionieri della new age Laraaji e aggiungendo via via diversi musicisti a seconda delle esigenze che la scrittura delle singole canzoni richiedeva. In Double Infinity, Oleartchik è stato sostituito da Joshua Crumbly mentre la Lenker è affiancata da tre cantautrici che la sostengono nel ruolo di vocalist: Hannah Cohen, Alena Spanger e June McDoom. Le percussioni sono affidate a varie combinazioni di Mikel Patrick Avery, Caleb Michel e Jon Nellen, mentre Mikey Buishas suona il pianoforte e i loop su nastro. Il risultato di queste collaborazioni è convincente perché sposta le canzoni in direzioni nuova ma senza mai comprometterne la riconosciuta cifra stilistica.
Il disco si apre con “Incomprehensible” brano che non sembra spostare di molto quanto già espresso in precedenza da Lenker e soci ma che mette in evidenza il tema centrale dell’album che è quello di guardare al trascorrere del tempo senza paura, accettando quanto questo proporrà, evitando di farsi condizionare dalle convenzioni che ci portano a temere l’invecchiamento partendo dall’odio per il nostro aspetto fisico che cambia nel tempo.
In “Words” si parla della difficoltà di comunicare in una relazione, mentre i suoni si trasformano dal folk-pop iniziale in qualcosa di più cupo e confuso mentre la Lenker canta che “Le parole non hanno senso”, e che “le parole non bastano”, mentre la band sviluppa un drone corposo, da cui si snoda una grande linea di chitarra.
Il brano più rappresentativo è certamente “Grandmother” in cui l’amore viene intrecciato con il disarmante disagio creato dalla perdita di una persona cara mentre il presente viene sopraffatto dal passato trovano una via d’uscita nel ritornello che recita “trasformerò tutto in rock’n’roll”, mentre la musica ariosa tende spesso a contrarsi e accanto alla voce di Adrianne emergono gli affascinanti vocalizzi di Laraaji.
Le relazioni difficili sono ancora al centro di “Los Angeles” in cui due amanti si ritrovano a distanza di anni mentre il desiderio, il rimpianto e l’amore si alternano attraverso una serie di immagini evocative.
La continua ricerca di incarnare i propri sentimenti piuttosto che controllarli ricorre in quasi tutti i brani dalla title track alla contagiosa “Happy With You” con il suo testo breve e ripetitivo retto da un groove incentrato su di una linea di basso prevalente sulla quale s’innestano via via voci e strumenti che mettono a punto una canzone estremamente accattivante. Gli intrecci vocali di matrice folk sono ancora più evidenti in “How Could I Have Known?”, che ancora una volta parla di una perdita devastante, mitigata dal primo incontro con una persona che diventerà quella amata in futuro.
Alla fine del viaggio proposto dai Big Thief non si può che restare soddisfatti di questo album che non segna una svolta radicale come si poteva prospettare, ma che ha dato perfettamente corpo a quel legame tra passato e futuro cercato in fase di composizione.
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