Dopo anni passati a scrivere, vagabondare e ricominciare da capo, Evan Dando torna con Love Chant (in uscita per Fire Records il 24 ottobre), il primo album in studio dei Lemonheads in quasi vent’anni.
L’album è stato registrato in gran parte in Brasile, dove Dando risiede da anni, è prodotto dal polistrumentista brasiliano Apollo Nove, e sarà seguito dall’autobiografia Rumours Of My Demise la cui pubblicazione è prevista per il 6 novembre.
Love Chant è un disco corale realizzato insieme ad una vasta schiera di amici che hanno collaborato sia in fase di scrittura dei brani, che come musicisti in studio. A “far parte” della versione in studio di questi nuovi Lemonheads troviamo J Mascis (Dinosaur Jr), Juliana Hatfield e Tom Morgan (come coautore di “Deep End”) che si uniscono al gruppo, insieme al produttore Bryce Goggin (Pavement, Antony and the Johnsons), Erin Rae di Nashville, John Strohm dei Blake Babies, coautore e chitarrista di “Togetherness”, e Nick Saloman dei The Bevis Frond. Anche Adam Green dei Moldy Peaches, gruppo cult newyorkese, contribuisce come coautore del brano country “Wild Thing”.
Love Chant si apre in maniera accattivante e ritmata con “58 Second Song” un brano che serve ad azzerare il tempo trascorso dall’ultimo disco prodotto e ci ricorda quanto abbiamo imparato ad amare il suono di questa band. La successiva “Deep End”, scritta insieme a Tom Morgan, è caratterizzata dalla riconoscibilissima chitarra di J Mascis che la impreziosisce con uno dei suoi classici assolo.
Il terzo brano in scaletta è “In The Margin”, scelta non a caso come singolo di punta per lanciare l’album, e che gli imprime una decisa svolta. A proposito di questa canzone è lo stesso Evan Dando a spiegarne l’origine: << Volevo una canzone con un riff, quindi ho scritto riff dappertutto. Il corpo della canzone era di Marciana (Marciana Jones). È come una canzone di vendetta di una ragazzina di terza media: ‘Stupidamente ho lasciato fuori i piani di fuga così che potessero trovare la mia strada’>>. Si tratta di un brano molto melodico ma anche disordinato e che rappresenta al meglio questo nuovo corso dei Lemonheads che restano comunque ancorati solidamente al passato come dimostreranno il resto dei brani in scaletta.
“Cell Phone Blues” è un altro brano che unisce energia e rabbia, con un sorriso ironico, pieno di riff stridenti, con un sussurrato finale semiacustico che sembra farci ascoltare di nascosto una versione embrionale dello stesso. “Togetherness Is All I’m After” è una delicata ballata romantica tipicamente altrock anni Novanta in cui il protagonista si rivolge all’amata supplicandola di “non rovinare tutto”.
Il finale dell’album è caratterizzato dalla title track con il suo ritmo pulsante a tratti sghembo ma estremamente coinvolgente, mentre “The Key Of Victory” è tutta al rallentatore e ombre morbide – un pezzo modale e meditativo ancorato dalla chitarra sinuosa di Apollo Nove e dalle armonie spettrali di Erin Rae. Scritta con David Ashby (Rum Shebeen), la cui voce è stata registrata ad Abbey Road. Di questo brano Evan Dando dice: “È tranquilla, è fantastica. È bella ed è modale. Stavo cercando di ricreare l’atmosfera di Street Hassle”
La chiusura di Love Chant è affidata a “Roky” brano dal sapore folk psichedelico che richiama alla perfezione le atmosfere dei The Bevis Frond, non a caso scritto insieme a Nick Saloman e di cui Evan Dando sembra emularne il modo di cantare. Una chiusura perfetta per un album che suggella un ottimo ritorno per i Lemonheads che non risulta affatto nostalgico.
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