“Amadjar” è l’ottavo disco in studio della band maliana ed è stato registrato solo in due settimane. Il fascino che emana la loro musica, e l’autorevolezza che si sono costruiti, li ha portati in poco meno di vent’anni a girare in tutto il mondo e ad ottenere, soprattutto negli ultimi lavori, collaborazioni con musicisti molto più famosi ed affermati che hanno compreso il loro enorme valore musicale, culturale e sociale.
In questo nuovo lavoro hanno collaborato il celebre chitarrista Mauritano Jeiche Ould Chigaly, il più stretto collaboratore di Nick Cave, Warren Ellis, il chitarrista avant metal Stephen O’Malley, membro dei Sunn O))), il compositore Rodolphe Burger, il violinista Micah Nelson (figlio di Willie Nelson) e il cantautore Usa Cass McCombs.
In “Amadjar” è minore la spinta militante, che era presente nel precedente “Elwan” e c’è una maggiore propensione ad evidenziare il mood intimo. Il desert-blues, che ormai è il marchio di fabbrica dei Tinariwen, si sostiene con le sue nenie circolari e ritmate come ne la preghiera della cadenzata “Zawal” o si fonde al blues del nord del mondo nella nostalgica “Wartilla”. Se con “Lalla” il lato folk è più accentuato, seppure con una ritmica che lascia sullo sfondo un senso di stoner scarnificato, con “Aninna” e “Takount” i Tinariwen si lasciano andare a delle ammalianti ed affascinanti nenie irresistibili con intrecci di chitarre vibranti e con cori in cui si sovrappongono voci maschili e femminili. Con le loro sonorità penetranti, mantriche e irresistibili, questi tuareg continuano a pubblicare lavori importanti, a svolgere una ricerca sonora importante e a far capire l’importanza culturale e sociale delle radici del blues.
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autore: Vittorio Lanutti