Dai, piantamola. Un conto è l’ultima stella dell’errenbì che si intontisce di coca e derivati, un conto è fumarsi un bello spinello. Il proibizionismo fa irruzione anche in Giamaica, là dove evidenti motivi religiosi (che non scopriamo oggi) santificano il consumo di marijuana. Si potrà obiettare, potrà non piacere e sembrare una scusa. Ok, ma lasciateli in pace, santiddio. A farne le spese, nella fattispecie, è Buju Banton (all’anagrafe Mark Myrie, 31 anni), arrestato nei giorni scorsi perché trovato in possesso di una discreta piantagione domestica (cacchio, almeno arricchisse un losco pusher questo farabutto d’un musicista…), tipo una trentina di piante già bell’e cresciute.
Banton, che com’è noto è un tantino affiliato alla religione rastafari, ha detto agli sbirri di fumare marijuana per finalità ispirazionali (e mi sembra giusto). In cella brutto bastardo! Rilasciato ben presto su cauzione, ora Buju dovrà comparire lunedì davanti a un giudice e dichiarare che non lo farà mai più. Ben gli sta.
Buju ha cominciato ad acquisire fama da ragazzo nei primi anni 90 quando registrò alcune canzoni come ‘Batty Rider’ and ‘Boom Bye Bye’ che condannavano l’omosessualità e incitavano a sparare a questi maledetti froci. Nel 1994 si è convertito alla religione rastafari per pubblicare, l’anno seguente, l’album roots-reggae “Til Shiloh”. Quando però andò in tour per promozionare l’album Banton fu aspramente boicottato da gruppi per i diritti di gay e lesbiche (e mi sembra giusto). Non so di nuove prese di posizione di Banton in merito. L’album più recente, “Friends for Life”, è uscito per VP/Atlantic.
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