A distanza di un anno e mezzo gli Editors tornano con “An end has a start”, seconda opera del gruppo inglese. L’album, breve ma intenso, è un perfetto esempio di indie rock caratterizzato da sonorità nuove e più accattivanti del precedente “The back room”, ed è ben rappresentato dal malinconico singolo di lancio “Smokers outside the hospital doors”. Chi dopo l’esplosione degli Editors si lanciava in paragoni forzati con gli americani Interpol deve ricredersi perché questo secondo disco dei quattro di Birmingham si avvicina moltissimo al suono dei Coldplay di “X&Y” o dei migliori U2 degli anni ’90. Il prossimo singolo, “An end has a start”, è una stupenda testimonianza di questo cambiamento di stile. Tom Smith, il cantante, si mostra più riflessivo e a tratti decadente, specialmente quando canta con voce profonda “The weight of the world e Spiders”. Le chitarre presenti in maniera alternata sono accattivanti come “Bones” e “Escape the nest”, che mostrano un notevole salto di qualità stilistico di Chris Urbanowicz rispetto al disco precedente. Ma quello che colpisce in negativo è la mancanza di personalità della batteria che troppo spesso cade in secondo piano, non sappiamo se volutamente o meno. Spettacolare epilogo con la voce e il pianoforte di Tom Smith in “Well worn hand”. Non un capolavoro, ma un buon seguito del disco di esordio e un perfetto trampolino di lancio per gli assicurati successi futuri, come dimostra il buon riscontro dal vivo avuto dagli Editors soprattutto a Glastonbury, Festival estivo per eccellenza.
Autore: Alessandro Ingegno