Regia di Hayao Miyazaki
Ponyo è una creatura del mare. Dicono che sia una pesciolina rossa ma non ha le pinne e neanche la coda. Vive in una grossa bolla ovattata, un’enorme placenta che la protegge dal mondo esterno e che di fatto, le impedisce di crescere. Ha una moltitudine di sorelle, tutte simili a lei ma nessuna di loro si sognerebbe di infrangere le regole imposte dal loro strano papà Fujimoto, un umano che per amore, diventa stregone e abita i fondali marini.
Un giorno, l’ennesima ribellione della pesciolina, la porta a viaggiare tra carcasse e l’immondizia di vario genere gettata in mare dagli umani alla volta della scogliera dove di tanto in tanto gioca il piccolo Sosuke, un bambino di cinque anni carinissimo. Ponyo (che in realtà si chiama Brunilde) ne è letteralmente folgorata, vuole diventare un’umana e vivere per sempre con lui, ma il padre è intenzionato a riprenderla…
Ispirato a La Sirenetta di Andersen e al mito di Orfeo e Euridice, Ponyo sulla scogliera è una dolcissima favola dove il mistero e l’irrazionale si fondono alla realtà, com’è tipico della cultura nipponica tradizionale. E allora elementi fantastici ed esseri dalle fattezze antropomorfe entrano in contatto con personaggi dalle più spiccate caratteristiche umane: soggetti che si arrabbiano, ridono, agiscono come se non fossero animazioni nate dalla matita e dagli acquerelli di Miyazaki, ma reali.
È questa la grandezza di uno degli autori orientali più amati in Occidente, insostituibile aedo dei momenti più indimenticabili dell’infanzia di chi ha amato serie come Conan il ragazzo del futuro (che per molti versi ispira Ponyo sulla scogliera), Lupin e Sam il ragazzo del West. È questa la grandezza di chi – di fronte a quanti, Pixar in primis, affilano le proprie tecniche per riprodurre nella maniera più fedele possibile il reale – sceglie di restare saldo alle proprie origini, consapevole del lirismo e della forte carica emotiva nascosta dietro ogni suo tratto. “La computer grafica è utile ma non è l’unico mezzo da utilizzare per le animazioni, può essere invasiva” – ha detto in un’intervista per Hideout, Hayao Miyazaki.
“Credo sia necessario un ritorno al disegno, per me è fondamentale la matita e l’uso del disegno a mano”. E così l’autore nipponico (già Leone d’oro al festival di Venezia) restituisce le morbide atmosfere marine armato solo della sua matita e accompagnato da circa settanta disegnatori che hanno disegnato a mano centosettantamila disegni. Presentato all’ultima edizione del Festival di Venezia (la 65esima), Ponyo sulla Scogliera è una tenerissima favola sulla potenza dell’amore e sulle sue promesse, sul rapporto tra giovani e anziani, sul confronto e il rispetto degli altri.
Un filmdeliziosamente infantile che proietta lo spettatore in un mondo ovattato ed estasiante che cattura – per la carica universale dei messaggi lanciati dall’autore – allo stesso modo grandi e piccini. Un film meraviglioso, un toccasana per l’anima che coglie l’occasione, come nella migliore tradizione di Miyazaki, di lanciare ancora una volta un monito all’umanità: il perpetuarsi della violenza degli uomini verso la natura li porterà ben presto alla distruzione. Ricordate Conan?
Autore: Michela Aprea