Tra gli ultimi dischi della !K7 che ho avuto modo di ascoltare – la perfezione raggiunta dagli Swayzak nei territori deep-house di “Loops from the Bergerie”, l’eclettismo profuso da Earl Zinger in “Speaker stack commandments”, il party berlinese organizzato da Kaos in “Hello stranger” – questo di A Guy Called Gerald mi è sembrato il meno convincente e in fondo anche il meno coraggioso, nonostante le ambizioni di partenza fossero notevoli. Ascoltando “To all things what they need” si ha infatti la netta impressione che a sostenere Gerald Simpson ci sia stata l’idea di ripercorrere tutte le tappe della propria carriera, dalla techno e dall’ambient-house con gli 808 State alla drum’n’bass sofisticata come A Guy Called Gerald, per poi cercare di realizzarne una sintesi efficace e a suo modo nuova (e certo l’episodio più riuscito in tale direzione risulta essere “Call for prayer”).
Su queste premesse Gerald Simpson, esperto architetto digitale, costruisce un suono algido nel quale persino i contributi vocali dei guests Ursula Rucker e Finley Quaye sembrano congelati tra le maglie ritmiche: “Millennium Sanhedrin” viene fatta vibrare dal consueto recitato di Ursula Rucker e in “Strangest changes” la voce di Finley Quaye si scolora e si riflette in un fascinoso gioco di specchi. Ma sono i pezzi strumentali a non convincere pienamente: alcuni di essi si prestano ad essere sezionati in profondità (“To love”, la già citata “Call for prayer”), altri si rivelano puri esercizi estetici senza prospettiva (“First try”) o strutture artificiose prive di originalità (“Pump”), altri ancora avrebbero meritato di essere sviluppati ulteriormente (“Tajeen”).
A conti fatti il progetto architettonico di “To all things what they need” si fonda senza dubbio su solide fondamenta, ma l’attuale mancanza di un tetto capace di conferire un senso armonico a tutta la costruzione ci costringe a lasciare bene in vista il cartello “Lavori in corso”. E quelle pareti al momento così disadorne non aspettano altro che il futuro intervento di un bravo arredatore.
Autore: Guido Gambacorta