Nuovo album per don Tonino, dopo il malaugurato flop di vendite del precedente ‘Senza Ritorno’ del 2003, pubblicato dalla major Virgin, ed è un album che segna l’inevitabile approdo su etichetta indipendente. Al solito, musicalmente sintonizzato sulle sonorità latine della natìa Pamplona, Spagna, e sulla sua passione dichiarata, che è la canzone italiana degli anni 50/60, tra Carosone, Buscaglione, Mina e Celentano, stavolta il cantautore allarga di più il tiro, ed affianco al prevedibile flamenco ‘La Parienta’, introduce un tango argentino: ‘De Vuelta por Buenos Aires’, e soprattutto una più spinta componente balcanica – ‘Il Santo’, ‘Atapuerca’ – avvalendosi della collaborazione di Eugene Hütz dei Gogol Bordello, artista senz’altro spiritualmente affine.
Una nebbiolina di alcol e nicotina dominante su tutto, come nei dischi del collega Folco Orselli, ed un panorama umano fatto di romantici perdenti, che dalle giornate malspese, cercano il riscatto notturno sulla pista della balera, su malandati palchi di periferia, nel cicchetto al bancone del bar, in una vita da giramondo, o, in alcuni casi, si rifiutano anche di provarci, rifugiandosi nell’indolenza e nella pigrizia – ‘La Cama’, ‘Pornofutbol’, ‘De Vuelta por Buenos Aires’ – secondo un tema caro all’autore, che afferrò un successo radiofonico lampo ormai 9 anni fa, spiegando proprio in italiano la poca umanità di questo “mondo difficile”. E stavolta ribadisce, in ‘Pornofutbol’, con l’ospitata dell’amico Manu Chao: “como cansa la vida!” (“come stanca, la vita”). Manu Chao dà una mano, senza strafare, anche in ‘No Volveremos màs’, e mentre alcuni episodi dell’album fanno cadere le braccia per inconsistenza, un contributo più incisivo lo danno i Bandabardò, con il loro solito entusiasmo, regalando a ‘Primaverando’ un valore grazie al quale il disco sfiora la sufficienza, malgrado, beninteso, bisogna dire che Carotone punta ancora troppo sulle sgangherate canzoni da balera; ma come è accaduto per Vinicio Capossela, prima o poi bisogna anche sapersi lanciare verso nuovi stili “a manovella”, senza girarci intorno per tutta la carriera.
Autore: Fausto Turi