Ovvero: quando il rock fa bene alla coppia. E viceversa.
Il legame sentimentale di Anita e Kevin Robinson forse non scatenerà le fantasie pruriginose dell’indie-gossip come già per i coniugi White (sono fratello e sorella? marito e moglie? nonno e nipote?), ma il loro sodalizio artistico merita ben altra considerazione di certa insopportabile naiveté o delle pose finto provocatorie à la Kills. Perché c’è una differenza fondamentale tra le summenzionate “couple band” e i Viva Voce, ed è questa: loro sanno suonare. Eccome se sanno.
Ce ne accorgiamo subito, a partire dall’intro psichedelico e vagamente hardy di Alive with pleasure, riffone d’altri tempi a incorniciare una linea vocale deliziosamente sospesa e – udite udite – un assolo con tanto di wahwah, momento musicale pressoché sconosciuto ai fan più intransigenti di Jack e Meg.
La scaletta è un susseguirsi piacevolmente eterogeneo di space rock denso e coretti spensierati, la quantità di strumenti e cianfrusaglie messi in gioco (dai più canonici tastiera e drum machine alla celesta e al kazoo) è solo un aspetto, e neanche il più significativo, di questo pot-pourri chiaroscurale in cui l’indiepop incontra funk, r’n’b, psichedelia non dichiarata e quant’altro.
Nei dieci brani di THCMYB ci sono tante idee originali, ma sopratutto una indiscutibile capacità di rielaborare alcuni cliché del pop-rock più e meno recente facendoli suonare come qualcosa di inedito e familiare al tempo stesso, lasciando trapelare solo a tratti la sensazione di déja-vu. Neanche a dirlo, tutto ciò appare necessario come una salutare imbiancata alle pareti, di tanto in tanto. Sintesi esemplare di questa abilità è la splendida, floydiana Center of the universe, e se il paragone vi sembra blasfemo, prima di scomunicarci ascoltate la chitarra elettrica di Anita che si alza in volo con un respiro e un’apertura alare degna davvero del grande Gilmour. L’ascolto delle ultime due tracce non può che confermare quanta parte Waters e (ex) soci abbiano avuto nell’educazione musicale dei nostri: l’accompagnamento slide in Mixtape=Love non necessita di ulteriori commenti e la conclusiva They never really wake up decolla letteralmente, sostenuta dal synth e da un bel giro di basso mentre le voci di Anita e Kevin ci salutano dal divano di casa Robinson, Portland, Oregon, come le sonde che recano messaggi alieni, alla deriva verso pianeti lontanissimi bazzicati dagli Air. Fortunata la prole di cotanta coppia.
Autore: Rino Cammino