Giuseppe Tornatore torna a sorprendere dopo sei anni di silenzio. Irena ha certamente poco in comune con il personaggio del suo film precedente Malèna. Tuttavia la storia tragica e carica di tensione di una donna divenuta preda di uomini senza scrupoli, tra violenze ed umiliazioni di ogni genere, ricalca perfettamente lo stile malinconico del regista, destinato come sempre a far discutere. La sconosciuta è Irena, Ksenia Rappoport, arrivata anni prima dall’Ucraina e con un passato tormentato alle spalle che riemerge in rapidi ma angoscianti flash. Giovani nude coperte solo da una maschera sfilano per un osservatore nascosto, una donna scava a mani nude in un’immensa discarica, un amore struggente ma ormai perduto, i ricordi che affiorano e s’intrecciano nel presente di Irena, una donna sola, sfiorita ma resa ancora affascinante dalla sua fierezza e desiderio di rivalsa.
Un thriller dalle sfumature noir, questo del cineasta di “Nuovo Cinema Paradiso” e “La leggenda del pianista sull’oceano”, ambientato in una Trieste misteriosa, cupa, il set adatto per una macchina da presa in grado di addentrarsi dolcemente sia nei lussuosi condomini, sia negli antri più bui ed agghiaccianti. Apprezzabile anche la scelta di Michele Placido nel ruolo del protettore glabro e spietato, tra gli incubi maggiori che rincorrono la protagonista in un ritmo incalzante, accentuato dalla colonna sonora quasi hitchcockiana di Morricone.
Nel puzzle che lentamente si ricompone nell’arco delle due ore, centrale è la figura della bambina dai riflessi assopiti a cui Irena farà da babysitter. Legata con dei foulard colorati all’insaputa della madre, Claudia Gerini, sarà costretta a cadere più volte per imparare a reagire, a lottare e a difendersi da una vita spesso crudele.
Autore: Valentina Barretta