Quindicesimo album in studio per i Duran Duran, la band oggi formata da Simon Le Bon, Nick Rhodes, John e Roger Taylor, torna ad affacciarsi nel panorama discografico a sei anni di distanza dal precedente “Paper Gods”, successo commerciale prodotto dal chitarrista Nile Rodgers e pubblicato nell’autunno del 2015.
Il nuovo full-lenght esce a quarant’anni esatti dall’uscita del primo singolo ‘Planet Earth’ e sarà intitolato “Future Past”.
L’ensemble costituitosi a Birmingham nel 1978 si trova in una fase di grande creatività e apertura che da la sensazione di essere più genuina e attuale – e quindi più apprezzabile – di un semplice camuffamento dietro qualche strato di maquillage. A testimonianza di ciò è già sufficiente elencare le collaborazioni a vario titolo che saranno presenti nel nuovo disco: Erol Alkan, Giorgio Moroder e Mark Ronson come produttori, tra i guests troviamo il chitarrista del Blur Graham Coxon, l’ex pianista di Bowie Mike Garson e Lykke Li alla voce; si vocifera che a breve sarà annunciato il resto degli ospiti. In effetti è lecito e concepibile il doversi rivolgere a molteplici personalità dopo tanto tempo nel mondo del pop, soprattutto per poter continuare ad alimentare un suono e portarlo ad un certo spessore. Inoltre è curioso osservare come la band, in questo caso, abbia avuto un’ampia copertura mediatica, dall’informazione generalizzata a quella indipendente e specializzata.
Rhodes dal canto suo in varie interviste si è soffermato molto a descrivere l’architettura compositiva e i processi che hanno poi portato all’edificazione sonora di “Future Past”.
La release sarà disponibile a partire dal prossimo 22 ottobre, nel frattempo in rete, ma un po’ attraverso tutti i media, è stato diffuso il primo singolo ‘Invisible’, uscito da pochi giorni e già un classico.
Il particolare che sta facendo notizia a proposito del brano è dato dal video concepito da Huxley, intelligenza artificiale progettata in base alle conoscenze attuali del meccanismi dei processi cognitivi ed emotivi degli esseri umani, utilizzando una tecnica chiamata ‘active inference’ e che l’ensemble britannico ha poi definito come una sorta di collaborazione tra artisti su diversi piani di esistenza.
Per la copertina quella del disco i Duran Duran si sono affidati al fotografo giapponese Daisuke Yokota, molto apprezzato da Rhodes, va ricordato infatti che il tastierista è un collezionista, amante ed intenditore di opere d’arte.
Autore: Luigi Ferrara