Quarto appuntamento con i Cinepost. Recensioni e resoconti dal mondo del cinema (ri)posati, lontani dalla logica dell’immanente, del “tutto e subito”, per lasciare spazio alla riflessione e all’approfondimento. Racconti dal cinema e per il cinema che rifuggono dalla mera promozione commerciale per farsi elezione culturale. Resoconti, incontri e interviste, purché lontane dal vortice delle première, delle sale e delle programmazioni cinematografiche. Per un Cinema scelto, pensato, “d’essai”, liberato dal circuito dei cineamatori. Aperto a tutti. E sempre disponibile. Del resto, la molteplicità di fruizione e accesso al racconto cinematografico, rendono la corsa contro il tempo un inutile esercizio senza stile. E per Cinepost lo stile è tutto.
Attualmente in programmazione sul canale RaiPlay, la “Vergine giurata”, esordio al lungometraggio della regista romana Laura Bispuri, venne presentato per la prima volta nel 2015 al festival di Berlino. Unica pellicola italiana in concorso, il film, liberamente ispirato all’omonima opera di Elvira Dones, si staglia nel panorama della cinematografia italiana odierna, affermandosi come un’opera estremamente originale, segnata dalla dialettica costante e mai pacificata tra raccondo di finzione e realistico. A dare corpo alla profonda tensione che sottende l’impianto narrativo – una pulsione carsica, come i movimenti lenti della macchina da presa guidata da Bispuri -, una sublime Alba Rohrwacher, crisalide mutante dalla apparente imperturbabilità di Michela Aprea
Hanna Dota (Alba Rohrwacher) è una ragazza cresciuta sulle montagne albanesi, in una comunità profondamente segnata dal patriarcato e dall’antico codice Kanun, un complesso di consuetudini di origine medievale, tramandato oralmente allo scopo di regolare i rapporti tra gli uomini e le donne dentro e fuori dal contesto familiare. La giovane, rimasta orfana poco più che bambina e accolta dalla famiglia di Lila (Flonja Kodheli), presto si scontrerà con un sistema di oppressione della sua libertà in quanto donna. Un sistema, quello governato attraverso il Kanun, che opprime tutti indistintamente (che impone alle donne di legarsi i capelli, di subire il compagno per la vita, le botte e le vessazioni e agli uomini di identificarsi in una virilità fatta di fucili e prevaricazione anche sessuale, come nella scena del tentato stupro ”rieducativo”) e che però riesce a sistematizzare al suo interno anche la propria antitesi.
È infatti proprio al suo interno che è previsto che una donna possa rinunciare al suo status femminile pronunciando ad una cerchia ristretta di dodici uomini il giuramento di mantenersi vergine e di trasfigurarsi scegliendo una nuova vita al maschile. È questa la scelta di Hana, una scelta fatta in nome della libertà di essere fedele alle proprie pulsioni e che invece si concretizzerà in una gabbia prima fisica – di fasce strette che comprimono il seno – e poi anche psicologica – di atteggiamenti e attitudini in linea con quei canoni arcaici che mentre l’assorbono, l’annullano -, in un percorso di continua negazione del sé e di affermazione dell’altro di sé.
È questo l’unico modo per la giovane, e per tutte le vergini giurate (nel film nel ruolo di Pal una delle ormai rarissime donne che ancora è in quella condizione), di sapersi “inter pares”: insomma, una contraddizione in termini che nega la diversità per condividerne l’esistenza. Un camuffamento che è al contempo annichilimento e assorbimento dell’altro, in un cortocircuito perverso e senza vie d’uscita se non la fuga in un nuovo mondo.
Diretto da Laura Bispuri, documentarista qui alla prima prova con il lungometraggio, il film è liberamente ispirato al romanzo omonimo di Elvira Dones (ed. Feltrinelli).
Presentato durante la 65esima edizione del Festival di Berlino, unica opera italiana in concorso, “La vergine giurata” ha convinto la critica nazionale e internazionale (sono numerose le recensioni entusiaste al film, qui quella apparsa su Internazionale a firma di Goffredo Fofi) soprattutto grazie all’interpretazione di una straordinaria Alba Rohrwacher, perfetta nei panni della crisalide che in Hanna ha trattenuto Mark e poi in questi ha contenuto Hanna fino al ricongiungimento con Lila, in Italia.
È infatti nel volto sommesso e annientato di Hanna trasmutata in Mark che c’è tutto il senso di un film tanto importante quanto rigoroso: nella scelta stilistica, nelle ambientazioni e i tempi caratterizzati da un’apparente fissità che nasconde l’intrinseco dinamismo del Tempo. Mark muta davanti agli occhi dello spettatore quasi impercettibilmente, come senza una ragione. Bispuri insegue quei cambiamenti con la medesima impalpabilità: camera a mano, impiego della luce naturale, uso minimo di musica extradiegetica, perfettamente entro i canoni del filone del cinema del reale. Facile accostarla ai fratelli Dardenne, ma anche troppo riduttivo.
SCHEDA TECNICA – La vergine giurata
Data di uscita: 19 marzo 2015
Genere: Drammatico
Anno: 2015
Regia: Laura Bispuri
Attori: Alba Rohrwacher, Lars Eidinger, Flonja Kodheli
Paese: Italia
Durata: 90 min
Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà
Sceneggiatura: Francesca Manieri
Fotografia: Vladan Radovic
Montaggio: Carlotta Cristiani, Jacopo Quadri
Produzione: Vivo film, Colorado Film Production con Rai Cinema, Bord Cadre films, Match Factory Productions, Era Film