Scoppiettanti e divertenti: così si presentano i frizzanti Los Campesinos! sin dai primi pezzi del loro nuovo album, il terzo, Romance is Boring. La band Gallese che mescola (era ora!) presenze femminili e maschili in pari numero, nasce tutta fra colleghi di università a Cardiff: la storia è recente, visto che le prime esibizioni sono del 2006 fra i pub della capitale. Poi, i primi demo postati sul web, la popolarità, e infine l’album d’esordio Hold On Now, Youngster…, uscito nel Regno Unito nel 2008.
Sei mesi dopo, il secondo disco: We Are Beautiful, We Are Doomed. E adesso, dopo due anni (che per le energie di questo gruppo irrefrenabile devono essere stati un tempo lunghissimo), ecco l’ultima fatica, che si presenta perfettamente in linea con lo stile già collaudato: tanto divertimento, ritmo, mescolanza di suoni, effetti e strumenti, quasi sino alla frenesia (talora con risultati anche un po’ confusionari come in Plan A). Il produttore John Goodmanson deve aver fatto non poca fatica a ricavare da tanta energia frizzante una linea melodica riconoscibile e non troppo disturbante: ma va detto che il risultato lo premia: l’esordio con In medias res, seguito da There are listed buildings, e poi dalla quasi-punkeggiante Romance is Boring è certamente uno dei più brillanti degli ultimi anni (ricorda, anche per assonanza di stile, i Killers di Hot Fuss, magari con un tocco di B52s), e lascia quasi senza fiato.
Ma i ragazzi di Cardiff, fedeli al loro titolo-manifesto, non si concedono alle ballate nemmeno nei pezzi successivi, tutti tirati fino all’estremo, con esecuzioni al fulmicotone, ritmi spezzati, e tutto quello che si può trovare per stupire e non far annoiare l’ascoltatore.
Eppure, per tutta la lunghezza dell’album (ben 15 pezzi!) è comunque e sempre un semplice pop. Nessuna esagerazione chitarristica, nessun virtuosismo sprecato: la melodia è salva, ed è anche una melodia che cattura, trascina e diverte.
Melodia semplice e trame complicate: questa sembra essere la chiave di Romance is Boring, ed è una chiave di sicuro successo: l’album convince e si fa perdonare anche il sovraccarico di pezzi (qualcuno poteva essere lasciato fuori), i titoli a volte barocchi, e una certa monocromia dei suoni e delle invenzioni per cui a un certo punto sembra di sentir suonare sempre la stessa canzone, pur nelle sue infinite variazioni.
Spiccano allora per differenza Who fell Asleep in, The sea is a good placet o Think of the Future, se non altro perché si abbandonano i toni roboanti e si fa un po’ più di intimismo, con tinteggiate di dark.
Insomma, decisamente bravi e convincenti, ma attenti in futuro a non esagerare.
Los Campesinos “Romance Is Boring” from Alanedit on Vimeo.
Autore: Francesco Postiglione