Dunque ci troviamo di fronte al più creativo ma non autentico “cut’n copy” degli ultimi anni a questa parte di una band italiana, gli Eterea Post Bong Band, arricchito da tutte quelle cazzate geniali che funzionano, con buona pace anche dei Mariposa, compagni di marchio. Qui c’è di mezzo “La famosa etichetta Trovarobato”, alla quale, pensiamo, non dispiacerà affatto l’accezione certamente più italica di “musica componibile”. “Epyks 1.0” è un mezzo concept moderno e sballato a metà strada tra la musica cosmica e un vivace free rock (non free-form). Qualcuno contempla ancora il post-rock ma è palesemente fuori strada. L’album tratta di argomenti realmente (e finalmente) contemporanei e apre a un secondo lavoro “Epyks 2.0”, che questi ragazzacci di Schio porteranno a termine per quest’anno, voci di corridoio dicono che il numero dei brani sarà 21, vale a dire il contrario dei brani presenti in “Epyks 1.0”, ossia 12. L’unico tema analizzato in quest’occasione, è la comunicazione odierna, facilmente intuibile già dal titolo dell’album che se non altro è l’anagramma o meglio, lo speculare di Skype. Sulla copertina si omaggia il buon Guglielmo Marconi, pubblicamente assente da qualche taglio del vecchio conio, piazzato su un’art-work impillaccherato di deliri cosmico-buddisti districati in un collage digitale da sbarco su Saturno.
L’attacco è degno di un disco dei Residents, che però introduce in ambienti plausibilmente più adeguati ai Faust in fase d’inviluppo, con temi melodici spesso “cartooniani” seguiti da esplosioni, cazzeggi e farneticazioni, oppure da una manciata di secondi di cazzutissimo hip-rock che sbatte in faccia al Jen “Jenny” Sx 1000 intento a scaldare il proprio pitchbend, allo scopo di risciogliere il tutto nella caciara generale. “Epyks 1.0” è divertente e ricco di citazioni espresse non solo in vari campioni audio incastrati nell’estensione dei brani dal perpetuo proseguo incerto, ma finanche in fase di composizione. Molto interessante e piacevole è la sezione ritmica affidata essenzialmente a una dinamica drumbox, intelligente sostituzione di un batterista che non riuscirebbe a essere più efficace, resa flessibile da incalzanti Djembé e Cajon che s’immettono direttamente in stralunati pattern.
Ci vuole coraggio oggi a incidere un disco come “Epyks 1.0” e gli Eterea Post Bong Band devono essere considerati un modello per spingersi e non fermarsi ai soliti valori convenzionali, considerando sia la formazione della band, non del tutto tradizionale, sia le possibilità e i risultati raggiunti nell’osare qualcosa in più dimostrando fantasia e genuina vivacità.
Autore: Luigi Ferrara