Il terzo disco della pugliese Chop Chop Band si lascia dietro un rammarico e una sentenza passata in giudicato: quella temibile del niente di nuovo sotto il sole. Rispetto ad altre esperienze “in levare” nostrane – vedi Spasulati, Ali Babà, Fratelli di Soledad, Rasta Snob – che a giudicare dagli ultimi lavori, sembrano indovinare percorsi che riescono coraggiosamente ad esaltare la loro individualità, i Chop boys vivacchiano su temi già noti, e, a parte alcuni momenti in cui la rotta si inverte, poco originali.
Pino Pepsi e compagni si accontentano placidamente di viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda dal ’92, dai tempi di “Fiore di Terra”, combinando un sound a tratti datato che non desta sussulti particolari e che svogliatamente tenta di flirtare con altri stili che non siano il roots più classico.
Lungo le dodici tracce il decantato “new reggae” assume timide tinte color pastello, rimarcando quest’impressione laddove i testi si fanno più insipidi. Certo i bei tempi spezzati di “Non c’è distinzione” o i battiti sanguigni di “Frena” potrebbero farci rimangiare tutto, ma da soli non bastano a mettere il pepe al culetto a “Ci sei o no?”. Non ci riescono nemmeno i re Mida Sud Sound System che accompagnano la band in “Credi nella Musica”. Non si discute la tecnica dei cinque Chop Chop ma la scarsina propositività.
Autore: Sandro Chetta