Di Peter Broderick, cantautore folk classe 1987, la prima cosa che va detta è che per la sua giovane età dimostra sicuramente un talento straordinario e assolutamente precoce, considerando che anche se Home è il suo primo album solista, ha alle sue spalle già due lavori strumentali (Docile e Float) e una folta serie di collaborazioni importanti (Horse Feathers, Norfolk & Western, Loch Lomond, Laura Gibson, M. Ward, Zooey Deschanel, Dolorean), che si ritrovano tutte nella sua inconfondibile marca musicale.
L’altra cosa, che la sua biografia racconta ma che la sua musica rivela, è la affascinante fusione di due mondi, la Portland dell’Oregon in cui nasce e fa le prime esperienze musicali (studia violino e inizia a comporre in sala incisioni) e la Copenaghen in cui si è trasferito due anni fa al seguito degli
Efterklang. Sì perché già in And It’s Alright, o in Below It, o nella splendida quasi-strumentale Sickness Bury, come pure in Not at Home, il folk acustico nel corso del pezzo stesso si lascia contaminare, soprattutto coi crescendo finali, col genere Celtic e Icelandic addirittura, fondendo Guthrie con i Sigur Ros, se è possibile pensarlo.
Più tradizionali sono With the Notes in My Ears, Esbern Snares Gade e Maps, dove la chitarra acustica prevale decisamente sugli altri strumenti, ma anche qui la voce profonda riverberata e i cori, le sfumature di violino ed archi, e in generale il tono invernale, onirico, vagamente psichedelico della melodia rendono questo folk assolutamente post-moderno, avvicinandolo ad altri cantautori che praticano in questi ultimi anni questo nuovo splendido genere con successo (Josh Tillman, Bowery Boys, Damien Jurado).
Per questa musica, affascinante, suadente, sempre sospirata e soffusa, ma certo quasi priva di ritmo, il consiglio quasi obbligatorio è l’ascolto di notte o al buio: è così che i singoli componimenti di quest’album, mai banali, mai riempitivi, riescono pienamente a conquistare e convincere.
Il resto lo farà il timbro di voce appena sussurrato, quasi un’evocazione da un mondo interiore, accompagnato da controcanti e cori spiritual che contribuiscono a dare a ogni pezzo un’atmosfera quasi allucinata, spettrale, assolutamente magnetica.
Un album difficile ma prezioso, un esordio più che incoraggiante, un artista da tenere sott’occhio.
Autore: Francesco Postiglione